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Dolce tipico della cucina partenopea, nel periodo pasquale la pastiera non può mancare sulla tavola di ogni napoletano che si rispetti: fatta di pochi e semplici ingredienti, il suo profumo inebriante e il suo sapore delicato rimandano alla genuinità della tradizione culinaria napoletana.

Un prodotto così speciale non poteva non vantare di una storia altrettanto particolare che affonda le radici direttamente nelle origini mitiche della città e la collega a Partenope, la sirena di cui ci parla Omero nel XXII canto dell’Odissea. Secondo la leggenda, la mitologica creatura, addolorata per non essere riuscita ad incantare Ulisse col suo canto ammaliatore, si gettò sugli scogli e il suo corpo privo di vita, trasportato dalla corrente nel Golfo di Napoli, venne infine ritrovato da alcuni pescatori. Da quel momento Partenope divenne la divinità protettrice della città.

pastiera napoletana

Pastiera napoletana. Foto di Giusy Barracca

La leggenda sulle origini della pastiera ci dice, invece, che la sirena abitava sull’isolotto di Megaride, dove adesso vi è Castel dell’Ovo, e che ogni primavera, risalendo dagli abissi, era solita intrattenere gli abitanti della città e celebrare il risveglio della natura col suo canto melodioso. Per ringraziarla di un tale conforto, i cittadini decisero di omaggiarla con sette doni, tutti prodotti dalla natura: farina, uova, ricotta, grano tenero, zucchero, spezie e fiori d’arancio. Partenope, presi i graditi omaggi, li portò con sé nelle profondità del mare e li porse a sua volta agli dei degli abissi: questi amalgamarono insieme gli ingredienti e diedero vita alla pastiera, dolce divino.

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Pastiera napoletana. Foto di Mattia Luigi Nappi, CC BY-SA 3.0

Piccola curiosità: la tradizione vuole che la pastiera venga ricoperta da esattamente sette striscioline di pasta frolla, così da richiamare i doni offerti dalla città alla dea. Le strisce, tuttavia, sono disposte in senso perpendicolare e incrociate fra di loro, in modo da riprodurre anche la planimetria dell’antica Neapolis, con i quattro cardini e i tre decumani.

Di leggende sulla pastiera ce ne sono molte altre, ma una di queste riprende il rapporto degli abitanti partenopei con il mare, già celebrato nel mito precedente. Secondo tale versione, la pastiera sarebbe nata dalle mani di alcuni pescatori napoletani che, bloccati per più giorni a bordo della nave a causa della tempesta, riuscirono a sopravvivere preparando un dolce con pochi ingredienti, ossia uova, ricotta, grano e aromi. In un’altra versione ancora, questi stessi prodotti vennero offerti al mare dalle mogli dei pescatori per propiziarne il ritorno e, mescolati dai flutti, diedero origine alla pastiera.

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Pastiera napoletana. Foto di Giusy Barracca

La sua natura di dolce pasquale è indubbiamente da collegare all’idea della rinascita e della rigenerazione: da un punto di vista storico, ancora prima della tradizione cristiana, è possibile ipotizzare che una forma rudimentale di pastiera venisse preparata e portata in omaggio durante le feste in onore di Cerere, che si celebravano in primavera e prevedevano, tra l’altro, che si portasse in processione un uovo, simbolo del rinnovamento della vita, ma anche di prosperità e abbondanza. La simbologia pagana è passata, poi, alla Pasqua cristiana, con la celebrazione della Resurrezione e la rinascita ad una nuova vita. Ancora, secondo un’altra teoria la pastiera potrebbe derivare dalle focacce che, già nel IV secolo, venivano offerte dai cristiani durante la cerimonia del battesimo nella notte di Pasqua.

Molto probabilmente, la versione “moderna” della pastiera è nata nel XVI secolo, preparata dalle abili mani delle suore del convento di san Gregorio Armeno, che hanno messo a punto e tramandato la ricetta così come la conosciamo noi. Nel ‘600 essa si è già affermata nella tradizione napoletana, tant’è vero che se ne trova menzione, insieme al casatiello (altro re incontrastato della cucina partenopea), ne Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile.

Al di là delle origini mitiche o storiche di questo dolce dall’inconfondibile sapore, è certo che nessuno può resistervi: si dice che neppure la seconda moglie di Ferdinando II, la regina Maria Teresa d’Austria, nota per la sua durezza e severità, riuscì a trattenere in pubblico un sorriso dopo aver assaggiato una fetta di ottima pastiera. Essa, quindi, non solo rappresenta uno degli elementi più iconici della cucina napoletana ma, come ogni aspetto della cultura partenopea, tesse la trama delle proprie origini con storie antiche e miti senza tempo, che risalgono fino ai tempi della fondazione di Napoli.

Pastiera napoletana. Foto di Mattia Luigi Nappi, CC BY-SA 3.0

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