Seleziona una pagina

EDIT Napoli non è solo una fiera.

EDIT seleziona, mostra e crea. Settanta espositori, quest’anno per motivi di sicurezza in maggior numero connazionali piuttosto che stranieri, sono stati invitati a mostrare le loro idee, sviluppatesi in materiali, forme e motivi che rappresentino un originale design editoriale. Tutte le creazioni sono state accuratamente scelte dalle fondatrici, Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli, secondo alcuni criteri molto semplici: il rispetto del patrimonio culturale, il design intelligente ed infine il prezzo.

Chiamata a celebrare le nuove generazioni di creativi (stavolta con una sezione interamente dedicata agli under 30), questa innovativa esposizione del design si pone come obiettivo primario quello di riuscire a sviluppare sempre un forte legame con il designer e con la manifattura, ma anche con il contesto e con il locale, portando un po’ di altrove a Napoli e, chiaramente, un po’ di Napoli altrove.

EDIT Napoli, non è solo una fiera, ma è anche un brand, Made in EDIT, frutto di residenze artistiche già attive nella precedente edizione, che mira alla produzione e all’inserimento nel mercato di prodotti che nascono, su commissione, da un periodo di ricerca. Quest’anno si aggiunge la collezione ORA, oggetti disegnati da Sara Ricciardi e prodotti da Simone Piva, dedicati ai piccoli rituali quotidiani del wellness.

Non a caso, il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, antico convento adiacente all’omonima Chiesa, è stato scelto come sede di questo percorso, esempio lampante della Napoli ricca di storia nascosta dietro i vicoli stretti e le piazze monumentali. Tra le sale di questo luogo senza tempo, che ospitò Tommaso D’Aquino, Giordano Bruno, ma anche Caravaggio, il cui restauro è stato completato nel 2011, ritroviamo oggi un percorso fatto di contrasti, dove la storia incontra la contemporaneità, accogliendola in maniera elegante e sempre discreta.

EDIT Napoli 2020

Cortile del Complesso Monumentale di S. Domenico Maggiore, Napoli. ©Sveva Ventre

EDIT Napoli 2020

Sala del Refettorio, pittura a parete raffigurante l’Ultima Cena di A. Guglielmelli, 1675.©Sveva Ventre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si parte dal cortile, dove una leggera struttura in metallo si intreccia con il portico per creare un angolo bar, un gesto semplice, disegnato dall’architetto Giuliano Andrea dell’Uva in collaborazione con la celebre azienda di Vietri, Ceramica Francesco De Maio, già nota per le sue creazioni ideate insieme a numerosi tra i nomi più noti dell’arte e del design italiani. Sempre qui, prima di procedere verso il primo piano, ci segue un sapiente lavoro di comunicazione, manifestato attraverso banner dalla grafica semplice ma efficace, riportanti noti detti popolari della cultura napoletana. Prima di salire, un piccolo ambiente ideato da Margherita Ruy, realizzato con la fornace siciliana 950 ninefifty come manifesto della sua estetica dell’imperfezione, un inno alla tradizionale ceramica di Caltagirone.

Un enorme stemma in tessuto, 21st Century Heraldry, creato da 75B (Rotterdam, Olanda), rappresenta la Napoli contemporanea ed apre la fiera celebrando il nostro tempo. Analogamente, ma con un linguaggio esotico, poco dopo troviamo gli arazzi di Milla Novo, giovane artista anche lei proveniente dai Paesi Bassi.

EDIT Napoli 2020

Corridoio – In primo piano il “21 st Century Heraldry” di 75B. ©Sveva Ventre

Biblioteca. ©Sveva Ventre

 

Dai tessuti si passa alla delicatezza della paperclay di Studio Zero, piccolo gruppo impegnato nel design e nell’interior, che è in fiera con sottili forme scultoree che evocano creature marine antiche (madrepore), ma anche con colorati vasi danzanti dai colori tenui (menadi). È esposto, proprio davanti a questo stand, il lavoro di quattro designer per la collezione “Paesaggi di Pietra” di AlfaternaMarmi, curato e narrato da Elvira Buonocore, un racconto pieno di delicati rimandi al paesaggio napoletano e dei Monti Alburni.

Da Napoli passiamo al centro di Milano, precisamente in Piazza del Duomo. Stavolta vi ci riporta il designer Davide Frattini Frilli, con la sua DOMM chair, dal prospetto e dal design inconfondibili, che evocano uno stile moderno ereditato da Thonet, ancora decisamente attuale. Ceramiche e porcellane, ancora, ci parlano di antiche tradizioni nazionali. Tra queste emergono MIA Edizioni e Piatto Unico, quest’ultima anche attraverso una collaborazione con la Real Fabbrica di Capodimonte. Arriviamo infine al metallo, con le inedite produzioni di Tipstudio, giovanissimo duo di creativi che interpreta il tema del riuso attraverso gli scarti delle Fonderia Artistica Versiliese. Questi arredi scultorei appaiono sorretti da una corteccia di granuli di metallo, ognuno dalla composizione meramente casuale. Ingabbiati nella cera, questi scarti vengono internamente immersi nel bronzo, in modo da generare, attraverso il vetro, un ricco gioco di luci.

Studio Zero. ©Sveva Ventre

AlfaternaMarmi. ©Sveva Ventre

Frattinifrilli. ©Sveva Ventre

Tipstudio. ©Sveva Ventre

 

 

 

 

 

 

 

Segue la monumentale Sala del Capitolo, con una serie di installazioni ancora più scenografiche, che riescono a convivere con gli stucchi e le pitture del soffitto voltato. Colpisce il visitatore il primo stand, dapprima con le sedie tradizionali reiventate e poi con il grande divisore in metallo, tutti oggetti firmati MYOP Make Your Own Path – progetto multidisciplinare che, con approccio sartoriale, unisce design, architetti, artisti e altre professionalità, creando opportunità produttive. Segue il gioco di traslucenze dell’installazione di Sylcomlight, azienda della tradizione vetraia veneziana, che reinterpreta il lampadario classico come un esploso di suppellettili, piccoli oggetti in vetro colorato, rigorosamente artigianali, con dettagli in oro zecchino. Poco dopo incontriamo i marmi dell’atelier Del Savio 1910, i tessuti in organza di seta di Luisa Longo e l’originale produzione di Valentina Giovando.

AlfaternaMarmi. ©Sveva Ventre

Sylcomlight. ©Sveva Ventre

Servomuto. ©Sveva Ventre

 

 

 

 

 

 

 

Sylcomlight – Sala del Capitolo. ©Sveva Ventre

La visita continua nei refettori, sotto le prospettive ad affresco di A. Guglielmelli, risalenti alla fine del XVII sec., e, ancor prima di arrivarci, con l’installazione luminosa di Servomuto. Una volta giunti, emergono gli arredi e le piccole architetture metafisiche da tavola di Margherita Fanti, dove il fascino retrò incontra il contemporaneo, i cementi di Forma&Cemento, le ceramiche, le porcellane e i gres di Botteganove, i mobili dai legni intarsiati di Hebanon, gli arredi di Plinio il Giovane, l’incontro tra il vetro di Simone Crestani e il legno di Giordano Viganò e molti altri ancora.

Fibra&Cemento. ©Sveva Ventre

Simone Cresteni e Giordano Viganò. ©Sveva Ventre

 

 

 

 

 

 

 

 

Last but not least, i giovanissimi ospiti under 30 di questa nuova edizione raccolgono le loro opere all’interno di “Seminario”. A colpire qui è la straordinaria contemporaneità di prodotti legati all’uso quotidiano. Tra questi la cucina di Very Simple Kitchen, creata da Very Simple Studio, che propone un design minimale e componibile a proprio gusto, composto da una struttura in metallo, verniciabile in diversi toni, e piani in ceramica, gres o legno, anch’essi presenti in diverse texture e colori. Accanto il design elegante di Studio Notte, che reinventa il menage da tavola ispirandosi alla chimica in una composizione leggera e multiuso, e ancora per Eleit.it la Linea Pyxis progettata dall’arch. Raffaella Del Giudice, in collaborazione con la Real Fabbrica di Capodimonte, e lo studio 400gon, che rianima la tradizione della gestualità napoletana a tavola, reinventando la scarpetta e il local insieme allo chef stellato Nino Scarallo.

EDIT Napoli 2020

Very Simple Kitchen. ©Sveva Ventre

Studio Notte. ©Sveva Ventre

EDIT Napoli 2020

Seminario. ©Sveva Ventre

 

 

 

 

 

 

 

EDIT Napoli 2020

Eleit.it. ©Sveva Ventre

Ma questa nuova edizione non termina qui. Ad arricchirla nuove ed interessanti collaborazioni instaurate con importanti enti culturali della città metropolitana per EDIT Cult. La prima con il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli – dove il designer Andrea Anastasio ha esposto per Ceramica Gatti 1928 “Aritmia”, curata da Alessandro Rabottini, la seconda al Museo Filangieri, che ha ospitato l’installazione Ceramic Tower, una torre alta cinque metri piena di oggetti di ceramica disegnati da Jaime Hayon per Bosa Ceramiche, ed infine il Teatro San Carlo di Napoli, che è l’inedita sede di un altro lavoro di Andrea Anastasio, stavolta per Foscarini, e di “Metamorfosi” di Martino Gamper per Moroso Drinks. Ancora, ben sei episodi del nuovo format EDIT podcast, curato da Paolo Ferrarini, espandono il vasto programma fieristico, rendendolo anche ascoltabile, oltre che fruibile in maniera digitale.

Inoltre, poco dopo la chiusura della fiera, OROGRAFIE, il nuovo brand design-oriented che verrà presentato nel corso del 2021, ha concluso il 18 ottobre il workshop rivolto a under 35, che si è svolto con il sostegno e in occasione di EDIT Napoli. L’occasione della collaborazione si è concretizzata con la presenza di OROGRAFIE che, ancor prima di presentare la sua collezione ha lanciato, insieme a EDIT Napoli, una call per un workshop aperto a giovani designer, chiedendo loro di progettare oggetti in linea con il paradigma del brand nascente. Dopo tre giorni intensi di brief, lavoro, revisioni – e tanto entusiasmo dei 23 giovani progettisti – la giuria ha valutato, selezionato e premiato i 3 progetti migliori. La giuria era composta dai 5 designer-progettisti di OROGRAFIE – Francesco Faccin, Carolina Martinelli, Francesca Lanzavecchia, Elena Salmistro e Vittorio Venezia – insieme ad altri 4 giurati – Giorgia Bartolini (founder OROGRAFIE), Vincenzo Castellana (art director OROGRAFIE), Domitilla Dardi (curatrice EDIT Napoli) ed Emilia Petruccelli (direttore EDIT Napoli). I 3 vincitori, che entrano di diritto – con i loro progetti – nella nuova collezione OROGRAFIE sono:il duo Maria Giovanna Barbi e Fabio Brunone, Linda Salvatori e Livia Stacchini.

EDIT Napoli 2020

Designer-progettisti vincitori del Workshop 2020 insieme a Giorgia Bartolini. ©Orografie

EDIT Napoli, infine, non è solo una call.

EDIT Napoli rappresenta una vera e propria chiamata alle armi, un momento di riscatto per una città in cui l’artigianato ha sempre costituito motivo di vanto. Sarà forse la pandemia ad insegnarci a non lasciare che l’arte e il design, come la moda, si riconoscano solo nei centri maggiori del nostro Paese, bensì a presentare antichi territori come nuovi palcoscenici per eventi come questo, imparando a valorizzare ciò che abbiamo attorno a noi e a confrontarci con la nostra inequivocabile ricchezza.

Condividi con gli amici