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“Qui ad Amalfi è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia.
Una memoria che avviene tangibile sopra gli abissi del mare, sospesa sulle foglie degli aranci e dei cedrisontuosi negli orti pensili dei conventi”.

Con queste apparentemente semplici, ma altamente evocative, il poeta Salvatore Quasimodo descriveva la Costiera Amalfitana, avvolgendola in una sorta di scrigno della memoria, luogo cioè dal quale partire ed al quale giungere, per recuperare le emozioni, le immagini, i colori, i profumi e le sensazioni impagabilmente vissute nell’età della fanciullezza.
Tanti studiosi, personaggi celebri, letterati, artisti hanno nel corso dei secoli decantato col loro stile e attraverso le storie e le sensazioni qui vissute e provate, le meraviglie di questa terra di mare, di questo instabile paradiso terrestre che si protrae per circa 40 km sulla costa, partendo da Vietri sul Mare e concludendo questo viaggio meraviglioso nella superba Positano.

Ma veniamo ai nostri giorni. Nelle scorse settimane hanno suscitato grande impressione – oltre che spavento e indignazione – le immagini pubblicate da testate e media locali, che documentavano la serie incredibile di frane accadute nello scorso dicembre in numerosi comuni del comprensorio amalfitano e che ovviamente fotografano una situazione sempre più drammatica per questo territorio. Un territorio la cui bellezza è mozzafiato ma la cui fragilità è da secoli ormai sotto gli occhi di tutti, anche se nel tempo in tanti hanno distolto lo sguardo da queste problematiche.

Migliaia e migliaia di metri cubi di terra fango e pietre (in molti casi con massi di dimensioni considerevoli) hanno invaso – nella seconda metà dello scorso mese di dicembre – le strade dei Comuni e delle frazioni di Vietri sul Mare, Cetara, Maiori, Scala, Ravello e Positano. A venire giù dai rilievi che dominano dall’alto queste località ed insieme ad essi è stata anche la speranza di migliaia e migliaia di persone che questi luoghi meravigliosi li abitano, poiché una volta scemata l’attenzione mediatica sui fatti di cronaca (e per attenzione mediatica mi riferisco ahimè ai media locali e regionali, perché quelli nazionali sono stati praticamente assenti) si potesse finalmente procedere oltre che a mettere la pezza, come quasi sempre accaduto in passato, a procedere ad una seria, profonda e sistematica mappatura dei rischi idrogeologici dell’area dell’intera Costiera Amalfitana, per poi procedere ai doverosi ed improrogabili interventi di messa in sicurezza e ripristino dei luoghi interessati dagli eventi.

Costiera Amalfitana

Tante, troppe sono le cause dello stato di gravissimo pericolo che si abbatte ad oggi sull’area, a cominciare dal piano urbanistico territoriale creato ad hoc (sembra paradossale ma è la verità) dalla Regione Campania con la legge n.35 del 1987, la quale nel tentativo ancorché parziale e farraginoso di salvaguardare la Costiera dalla crescente speculazione edilizia, ha in pratica concesso vaste zone franche per la costruzione di immobili ad uso pubblico (e in qualche caso privato), mentre per i terreni agricoli ha in pratica bloccato la loro estensione ad uso produttivo, con la conseguenza che la cura e la manutenzione dei terreni, dei boschi e soprattutto dei terrazzamenti, che costituiscono un unicum e valorizzano come null’altro le tipicità del territori montani, sono andati nel tempo scemando. Si è resa così molto più permeabile l’area ai sempre più frequenti e sempre più violenti fenomeni metereologici abbattutisi in loco.

Il problema è in realtà complesso e non è certo solo colpa del piano regionale se i territori di montagna sono stati abbandonati. Un turismo nuovo e rinnovato, che a partire dal mare riesca ad attrarre verso l’entroterra e stimolarne il ritorno della popolazione, potrebbe favorire la ripresa dei territori, ma non è certo facile e occorrerebbe una visione politica di lungo periodo. Nemmeno c’è stata la volontà di stimolare le comunità in questo senso.

Costiera Amalfitana

In sintesi, la Costiera Amalfitana, soprattutto dagli operatori turistici, ma anche dagli enti pubblici preposti alla sua salvaguardia (Stato, Regione, Provincia) è stata in passato (e forse lo è tuttora) troppo spesso guardata dal basso, cioè con lo sguardo proiettato sul mare e sull’attrattivita immediata che poteva essere offerta al turista, ma troppo poco spesso vista dall’alto. Pare difatti necessario rivolgere lo sguardo ai rilievi, per ammirarne certamente lo splendore, ma anche e soprattutto per cercare di prevenire i rischi e le calamità che un paesaggio costantemente a picco sul mare conserva al suo interno.

Negli ultimi giorni si è molto discusso del tema, e si sono invocati scenari quasi apocalittici (il Codacons per bocca di alcuni esponenti locali in una riunione tenuta a Salerno lo scorso 4 gennaio ha addirittura evocato la fine del territorio costiero amalfitano nei prossimi dieci anni) a cui non possiamo e vogliamo certamente credere, ma una domanda resta immutata, immutabile ed accorata: “quale sarebbe oggi lo stato di salute dell’ecosistema Costiera Amalfitana?”

Tutte le foto della Costiera Amalfitana sono di Camillo Sorrentino, Itinerando.

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