La festa della Vara per la città di Messina è un turbinio di emozioni. La sua celebrazione è un mix di fede, tradizione e folklore. Quest’anno la pandemia ha stravolto tutto: Messina è rimasta priva della sua principale celebrazione. Era dai tempi del secondo conflitto mondiale che non accadeva. Al suo posto, l’amministrazione comunale, di comune accordo con l’arcivescovo della città e delle autorità competenti, ha proposto alcune iniziative di carattere religioso. Ciò che è assodato, è senza dubbio il vuoto che ha lasciato l’assenza della festività più conosciuta e sentita nell’area dello Stretto.
L’eco di questa ricorrenza così importante per gli strettesi è difatti talmente vasta da giungere fino alla sponda calabra, i cui abitanti traghettano a frotte ogni anno per poter assaporare quell’aura mistica che pervade i cieli della città e assistere alla processione che conduce nelle vie principali questa straordinaria macchina votiva.
Il fischio del capovara è il preludio alla partenza; i vessilli recanti bianchi stemmi agitati dagli sbandieratori danno il via alla sacra festività, che unisce tutti i messinesi sotto la protezione della Vergine Madre del Cristo. La partenza è accompagnata dalla lode a Maria che si ripete durante il tragitto ad ogni “strappo” e per ogni sosta. Caratteristica è la cosiddetta “girata”, la manovra che da Via Garibaldi conduce la Vara in via I Settembre, porta d’accesso a Piazza Duomo, luogo d’arrivo della processione.
Significato teologico
Il 15 agosto si festeggia la dormitio Virginis, la più antica festa dedicata alla Madonna, celebrata sia dalla Chiesa ortodossa sia da quella cattolica. Quest’anno ricorre il 70esimo anniversario dalla proclamazione come dogma di fede per la Chiesa cattolica fatta dall’allora papa Pio XII nel 1950 attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus. Queste le parole: «L’Immacolata Madre sempre Vergine Maria terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». La Chiesa cattolica celebra l’assunzione al cielo della Vergine Maria, la Chiesa ortodossa celebra invece la dormizione. La differenza? L’Assunzione non implica la morte della Madre di Dio, né tuttavia la esclude. Con tale festività si intende l’accoglimento in anima e corpo nella gloria di Dio della Madonna, la Madre del Signore nata senza peccato originale, ed osannata in qualità di Regina dell’universo, in conformità con il Figlio, e chiaro esempio di anticipazione della resurrezione che avverrà per tutti gli uomini alla fine dei tempi. La festività ha radici antichissime.
Si è detto che l’Assunzione di Maria coincide con la giornata di Ferragosto. Questo termine deriverebbe da feriae Augusti, vale a dire il riposo di Augusto, ed indicava una festa istituita dall’imperatore Augusto nell’anno 18 a.C. per celebrare il riposo dopo le estenuanti fatiche dei lavori agricoli. Nel VI secolo in Oriente iniziò a diffondersi la celebrazione liturgica della Dormizione di Maria.
La primissima testimonianza di questa celebrazione è data dallo storico Gregorio di Tours, il quale affermava che “quando la beata Vergine, avendo completato il corso della sua esistenza terrena, stava per essere chiamata da questo mondo, tutti gli apostoli, provenienti dalle loro differenti regioni, si riunirono nella sua casa. Quando sentirono che essa stava per lasciare il mondo, vegliarono insieme con lei. Ma ecco che il Signore Gesù venne con i suoi angeli e, presa la sua anima, la consegnò all’ arcangelo Michele e si allontanò. All’alba gli apostoli sollevarono il suo corpo su un giaciglio, lo deposero su un sepolcro e lo custodirono, in attesa della venuta del Signore. Ed ecco che per la seconda volta il Signore si presentò a loro, ordinò che il sacro corpo fosse preso e portato in Paradiso” (pag. 604).
Da un punto di vista teologico, San Giovanni Damasceno, Dottore della Chiesa, affermava che la Vergine, “che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino, abitasse nella dimora divina”; e dal momento che “aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre” (pag. 225).
Storia della Vara
Il culto religioso che ha condotto alla nascita della Vara ha radici molto profonde nella tradizione popolare. Si racconta che i fatti che coinvolsero Gesù di Nazareth ebbero vasta eco in tutto l’Impero; giunsero naturalmente anche in Sicilia e, in particolare, gli abitanti di Messina manifestarono la loro solidarietà per quella donna coraggiosa che aveva visto morire il figlio in croce inviandole una ambasceria.
Un filone della tradizione popolare, risalente almeno al XVIII secolo, afferma che fu San Paolo ad accompagnare gli ambasciatori messinesi al cospetto di Maria. Ricambiando il gradito gesto, la Madonna diede una lettera di benedizione per la città dello Stretto e una ciocca dei suoi capelli. Si racconta che fosse l’anno 42 d.C. e, da allora, nel cuore dei messinesi si accese la fiamma della devozione per Maria di Nazareth, divenuta Patrona e protettrice della città alla quale si affidavano per scongiurare i pericoli delle pestilenze e dei terremoti.
A partire dal XVI secolo, il giorno di Ferragosto, in cui ricorre l’Assunzione della Vergine Maria, si iniziò a portare in processione per le vie principali della città su un cavallo un quadro raffigurante la Madonna, assieme alle due imponenti statue dei fondatori di Messina, cioè Zancle e la moglie Cibele. Con il tempo il cavallo venne sostituito da un alto pennone alla cui sommità venne posto il quadro con la sacra icona.
Per rendere ancora più spettacolare la processione, l’architetto Francesco Radese inventò la macchina della “Bara”, una grandiosa costruzione a forma di piramide realizzata in legno e ferro, atta a rappresentare l’assunzione al cielo della Madonna. Alla base era appunto posta la Bara di Maria, sorvegliata dai 12 Apostoli. Nella parte superiore era collocato un cerchio di angeli rappresentati da bambini ricoperti da una candida veste, ad indicarne la purezza. I giovani figuranti portavano un rametto di giglio. Sulla sommità del carro era posto Dio nell’atto di porgere l’anima della Madonna con la mano destra a Cristo. La Vergine era rappresentata da una bambina detta Animella.
Forse non tutti sanno che originariamente la festa dell’Assunzione si celebrava l’8 settembre, per ricordare il ritorno degli ambasciatori messinesi con la lettera scritta da Maria alla città. Venne poi deciso di spostarla definitivamente al 15 agosto per consentire ai contadini, impegnati nel lavoro dei campi, di prendere parte alle celebrazioni.
Antico legame con Palmi
C’è un legame intrinseco che unisce Messina alla città calabrese di Palmi, e la cui storia civile si intreccia con quella religiosa. Le cronache narrano della epidemia di peste che colpì Messina nella seconda metà del XVI secolo. Il morbo, portato sulle coste siciliane dopo la battaglia di Lepanto, aveva colpito anche la Calabria, seppur in forme più lievi.
Presi da compassione, gli abitanti di Palmi inviarono ai messinesi che non volevano abbandonare le loro case e cercare rifugio altrove generi alimentari di ogni sorta. La gratitudine li spinse a donare uno dei capelli della Madonna e una copia della Lettera, che rafforzò da quel momento in poi la fede nella Vergine madre di Dio.
Le celebrazioni di solenne devozione trovarono il punto massimo nel trasporto della Bara della Madonna, di chiara ispirazione messinese, che gli abitanti di Palmi chiamano “Varia” e che portano in processione l’ultima domenica di agosto, quando cioè ricorre il giorno della Madonna della Sacra Lettera compatrona di Palmi.
Bibliografia:
- Gregorio di Tours, Historia Francorum, Liguori Editore, Napoli 2001.
- In riferimento alla citazione di San Giovanni Damasceno, cfr. M. Masini, Le feste di Maria: lectio divina, Edizioni Paoline, Milano 2001.
- F. Lovecchio – T. Galluccio, La Varia di Palmi, Jason Editrice, Reggio Calabria 2019.
- P. Menniti, L’antica e pia tradizione della Sagra Lettera, Roma, Bernabò 1718 e Messina 1720.
- F. G. Barone, La Vergine della Sacra Lettera Prottetrice di Messina e di Palme, Napoli 1893.