Il mattino ha Lory in bocca a Bari
Cos’è
All’interno di una casa privata di Bari trova posto una collezione d’arte che i proprietari Savino-De Napoli decidono di aprire eccezionalmente al pubblico per cinque giorni (30 agosto-4 settembre), inaugurando così un nuovo modo di porgere l’arte contemporanea al pubblico. La mostra è a cura di Francesco Paolo Del Re, che la definisce
“un regalo al quartiere, una festa d’estate, con lo scopo di avvicinare all’arte anche persone che normalmente nei musei e nelle gallerie non entrerebbero”.
Le opere sono a firma di Cristiano De Gaetano, Natascia Abbattista, Giovanni Albore, Michele Ardito, Mariantonietta Bagliato, Pierluca Cetera, Guido Corazziari, Marika D’Ernest, Gaël Davrinche, Luca De Napoli, Saverio Paternoster, Senait Stella, Teresa Vallarella, Giuseppe Verga.
Dov’è
Bari, come tutte le città, è una città composita. Percorriamo una qualsiasi delle statali che portano in città, vediamo qualche zona di campagna, ormai poche, il mare che va e viene dalla nostra vista, a seconda di quanto la strada è vicina alla costa. Poi sorgono i primi palazzi, riconosciamo i quartieri e con un buon occhio capiamo in quali anni del Novecento sono stati costruiti; camminiamo ancora e sempre più le strade si fanno strette: ci stiamo avvicinando al mare. E se seguiamo il mare verso sud, arriviamo in un quartiere che ha un’anima tutta sua, forte della sua mescolanza di ogni ceto sociale. È così imponente Madonnella che sembra quasi sbeffeggiare il centro murattiano, perché gode di una sua disinvoltura che il centro non ha.
Dalla strada alla casa e viceversa
Anche per questo mi sono incuriosito alla mostra-evento Il mattino ha Lory in bocca, appena ho letto che avrebbe avuto come location una casa privata. Una casa che si è aperta al pubblico, ma ha aperto anche i suoi confini spaziali esponendo alcune opere sulle ringhiere dei balconi. Ha reso visibile un legame fra casa, strada e mare. Un legame forse innato per alcune culture, tra cui quella del Sud Italia, che il pubblico recatosi all’inaugurazione il 30 agosto ha recepito e vissuto spontaneamente, spostandosi fra i due ambienti come se fossero uno solo a più dimensioni.
Era quanto desideravano sia l’organizzatore dell’evento che la padrona di casa, Loredana Savino. Le parole di Loredana:
Il mattino ha Lory in bocca è stato un bel gioco ma anche un’opportunità. Abbiamo dato una casa agli artisti contemporanei che fanno fatica a far conoscere la loro produzione, ma abbiamo anche portato l’arte contemporanea per strada, tra la gente, coinvolgendo persone che, probabilmente, non avrebbero mai pensato né immaginato di entrare in una galleria e che si è appassionata al nostro progetto. Abbiamo incuriosito, stupito e divertito gli abitanti di Madonnella. L’arte rende liberi e rende felici!”.
E, mi sento di aggiungere, è significativo che questa casa si trovi vicino ad altri luoghi espositivi: il Teatro Margherita, dove da pochi giorni si è conclusa la temporanea Obey: peace revolution, il Museo civico, dove è ancora in corso la mostra L’arte sa nuotare di Blub, la Pinacoteca provinciale Corrado Giaquinto.
Cosa c’è
Le opere sono esposte sul balcone della casa, all’interno dell’appartamento e nell’enoteca che si trova al piano terra dell’edificio, un altro spazio che ha contribuito a creare una fluida e urbana dimensione espositiva.
L’opera che ha incuriosito di più gli abitanti del quartiere è stata realizzata da Marika D’Ernest con una federa di cuscino del corredo della nonna. Si tratta del screen print monotipo con colori da serigrafia intitolata Paradiso al primo piano. Spiega l’artista che
“nasce dall’incontro tra la cultura del tatuaggio, storie popolari e dialoghi interiori sulle questioni di genere. Un tempo le prostitute erano marchiate in maniera particolare, la loro era una muta tatuata per identificarsi. Alcuni quartieri di Bari, prima della legge Merlin, ospitavano numerose case chiuse. I signori che le frequentavano sapevano che ‘il paradiso era proprio lì, al primo piano’. Ho unito le cose per esporre al primo piano della casa di Loredana Savino e Matteo De Napoli una sacra sindone che dissacra il corpo”.
Sempre alle tradizioni popolari si lega l’opera Monamùr di Sabino de Nichilo, che espone sul balcone un’installazione di una coppia di lenzuola sulle quali è stato sospeso, in occasione dell’inaugurazione, un chilo di carne di bovino infilzato con un gancio da macelleria e sostenuto da una catena di ferro, esposto agli agenti atmosferici fino alla sua decomposizione, con sgomento dei passanti. A contatto con la stoffa immacolata, la carne ha lasciato una macchia di sangue che resta impressa anche dopo l’eliminazione della carne, alla fine dell’inaugurazione.
“Come si esponevano le lenzuola – spiega de Nichilo – la mattina successiva alla prima notte di nozze, per dichiarare al mondo la verginità della sposa, conservata e poi perduta, così la carne si espone al sole a putrefarsi, come dignità perduta di cui resta solo una macchia, un’impressione”.
Un dittico di dipinti ad acrilico su carta viene proposto al pubblico da Giuseppe Verga non sul balcone, ma dentro l’enoteca. È una coppia di autoritratti caratterizzati dal tratto espressivo e deformante tipico della pittura di Verga, intitolati A Santa Rita dobbiamo andare…?. A spiegarne il significato è lo stesso artista:
Il mio lavoro è un’evocazione in chiave ironica della religiosità pugliese, un rimando ai ricordi dell’infanzia fatti di zie e di nonne devotissime ai santi fino a sfiorare il paganesimo. Nel dittico sono rappresentati due autoritratti in estasi mentre stingono tra le mani l’immagine di Santa Rita (molto venerata nel territorio barese). Il titolo è una citazione di una gag dei comici Toti e Tata nella quale appunto si organizza un viaggio a Santa Rita così come succedeva negli anni Ottanta, quando a organizzarli erano i venditori di pentole e stoviglie”.
Gallery Il mattino ha Lory in bocca
- Marika D’Ernest, Paradiso al primo piano, 2022, screen print monotipo con colori da serigrafia su federa singola del corredo della nonna
- Marika D’Ernest, Paradiso al primo piano, 2022, screen print monotipo con colori da serigrafia su federa singola del corredo della nonna
- Sabino de Nichilo, Monamùr, 2022, installazione, lenzuola, un chilo di carne di bovino, gancio da macelleria, catena di ferro, dimensioni ambientali
- Sabino de Nichilo, Monamùr, 2022, installazione, lenzuola, un chilo di carne di bovino, gancio da macelleria, catena di ferro, dimensioni ambientali
- Giuseppe Verga, A Santa Rita dobbiamo andare…?, 2021, acrilico su carta, dittico, 24×33 cm
- Luca De Napoli, Puglia dal cielo
- Luca De Napoli, Puglia dal cielo
A gusto del recensore
La dimensione che ho preferito è stata quella dell’interno della casa, perché mi sono sentito accolto dai toni caldi degli ambienti, ma soprattutto dall’entusiasmo dei padroni di casa, che ho visto felici di potersi donare ai visitatori. Era un viso e uno sguardo conosciuto quello di Loredana, mi dico che forse mi sto ingannando perché è la tipica persona con cui cercherei di fare amicizia. Ci accompagna nelle stanze e ci dà qualche informazione su alcune opere, dicendo di continuo “Io non sono brava a spiegare”, ma a questa frase io non ci credo molto. C’è una fotografia stampata su tela che mi colpisce appena la vedo e torno a riguardarla dopo aver visto tutte le pareti del soggiorno e di nuovo dopo il tour in corridoio e in camera da letto.
Chiedo a Loredana di chi sia e mi risponde che è una foto di Luca de Napoli (Bari, 1947-2020) e fa parte della raccolta Puglia dal cielo – il mondo in una regione. È una foto davvero scattata dal cielo, a bordo di un elicottero, e ritrae la raccolta dei pomodori, probabilmente nel Tavoliere.
È un punto dolente della nostra regione: la raccolta dei pomodori si lega allo sfruttamento dei migranti, alle condizioni spesso disumane che devono sopportare. È uno scatto che in istantaneo mi porta lì, nelle campagne, un’immagine in cui mi viene istintivo leggere due reazioni opposte, l’indignazione per la fatica ingiustificata, nei gesti immediati delle persone catturati dalla camera, e l’attaccamento alla terra. Mi colpisce questa immagine con tutti i colori delle nostre campagne esposta in un ambiente così vicino al mare, mi appare come un ulteriore legame tra i due paesaggi della nostra regione, un’unione fra due anime distinte che abitano dentro di noi, spesso senza che ne siamo del tutto consapevoli.
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Tutte le foto della mostra-evento Il mattino ha Lory in bocca sono di Michele Mongelli.