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Al Museo Civico di Bari la mostra Blub – L’arte sa nuotare

Cos’è

L’arte di Blub riempie lo spazio espositivo del Museo civico di Bari dal 30 giugno al 28 agosto 2022. L’arte sa nuotare ci dice la grande immagine di Isabella d’Aragona che ci accoglie all’ingresso del museo, proprio dietro l’angolo di uno dei più bei archi d’ingresso nella città vecchia, a due passi dalla Cattedrale di San Sabino.

La locandina di Blub - arte sa nuotare L'arte al Museo Civico di Bari

La locandina di Blub – L’arte sa nuotare al Museo Civico di Bari

Cosa ci aspettiamo

Subito penso: interessante, il completamente nuovo arriva in un tempietto della memoria storica. I due concetti stridono e creano una bella sensazione nel visitatore, un contrasto che però viene subito confortato dal colore blu dominante. L’azzurro blu del mare, una tonalità così cara e tranquillizzante per gli abitanti di questa città, il mare che bagna a pochi metri da qui chilometri di costa. Insomma, se il focus delle opere è l’acqua, la città del mare sembra proprio un approdo felice.

Cosa vedremo

Blub è un artista fiorentino, dipinge per strada dal 2013. Non sappiamo chi sia, ma riconosciamo sempre le sue opere dalla maschera da sub indossata dai personaggi che popolano il mondo da lui dipinto per i passanti. Un mondo caratterizzato da una ricerca di profondità storica, nei soggetti e nei materiali: «Prediligo molto i supporti in metallo datati, meglio se un po’ arrugginiti: hanno già in sé un po’ di storia, qualcosa da raccontarmi».

Per la mostra L’arte sa nuotare Blub si impadronisce di altri strumenti: le tele in acrilico brillante e le stampe su carta, molte delle quali già esposte al Louvre e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Imbracati nelle maschere crea-bollicine (un continuo blub – blub diffuso anche dal suono che accompagna la visita) sono volti notissimi dell’arte italiana e spagnola: «i personaggi che con il loro esempio hanno lasciato un segno di grandezza che sopravvive ancora oggi. Senza tempo», ci dice Blub.

Perché andarci

Con tocchi delicati questo breve itinerario fa attivare diversi pensieri nel visitatore.
L’acqua, da cui tutto prende vita, l’origine di ogni possibilità di reiterazione di qualsiasi civiltà, oggi attaccata da comportamenti umani suicidi. Sarà ancora possibile un universo blu? Sicuramente le azioni consigliate, pubblicizzate, diffuse per salvaguardarlo sono nulle, rispetto a quel che davvero si dovrebbe dire. L’acqua domina i tre spazi espositivi e non posso non pensare a tutto ciò.
E mi stuzzica sempre pensare che l’arte contemporanea gode dell’enorme potere di riuscire a raggiungere ogni argomento con una sconfinata galleria di mezzi. Sempre ammesso che Blub volesse parlare di siccità. Ma anche se non era nella sua testa e questo pensiero si è acceso nella mia, va benissimo anche così.
E poi quell’ultimo quadro, Zefiro che scaccia via una mascherina chirurgica con la scritta 2020. Appena lo vedo, mi sembra un’ingenuità. Pensavamo che tutto sarebbe finito lì. Nel senso, non che il mondo di oggi sia paragonabile a quei mesi, i vaccini ci hanno restituito la vita. Ma è stata una frattura sociale ed emotiva pari a una tappa cruciale della storia dell’umanità. Mi piacerebbe sapere quando è stato dipinto.

Gallery (immagini courtesy Museo Civico di Bari)

A gusto del recensore

Quando siamo di fronte a questi ritratti abbiamo l’impressione di essere davanti a degli archetipi di umanità che hanno sfidato il tempo e hanno vinto. Sono riusciti a trovare l’ossigeno per non annegare nel fluire dei secoli.

Sembra che Blub abbia dei punti di interesse focali: il Rinascimento, l’asse moderno-contemporaneo iberico di Goya e Dalì, Modigliani.

Per i volti del Rinascimento italiano, lo ammetto, ho un debole. Per me sono un pezzo di vita. Dico letteralmente, perché mi riappaiono le estati passate a Firenze a visitare di continuo gli Uffizi e gli altri luoghi. Era il settembre dei melograni, quando da fiori diventano frutti (avevo, insomma, 15/17 anni).

E il più bello, una vera Madonna in trono, è il ritratto di Isabella d’Aragona, lei che a Bari meriterebbe davvero un trono dedicato. Fu lei che curò questa terra e ci regalò un pezzo di mare, amatissimo nei secoli dai baresi, l’ansa di Marisabella, una tratto di costa reso fruibile agli inizi del Cinquecento grazie alla volontà della duchessa di Bari.

Informazioni per la visita

La mostra, a cura di Carla Bru e Maria Paternostro, sarà aperta al pubblico fino al 28 agosto, secondo gli orari del museo, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alla 13.30 e dalle 17.00 alle 20.00; sabato dalle 9.30 alla 13.30; domenica dalle 17.00 alle 20.00.

Il biglietto d’ingresso al museo (intero 5.00€, ridotto 3.00€) comprende la visita alla mostra. La prenotazione è necessaria solo per i gruppi superiori a 10 visitatori. Info: 080 5772362, [email protected], www.museocivicobari.it

Si ringraziano il Museo Civico e il Comune di Bari per foto e materiali.

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