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Paesaggi mozzafiato, minuscoli agglomerati urbani arroccati sui rilievi che dominano dall’alto la costa amalfitana, ricchi di storia, tradizioni e leggende, poiché affondano le loro radici in epoche antiche e certamente gloriose. Tutto questo crogiolo di ricchezze caratterizza ancora oggi quello che un tempo veniva denominato Castrum Scalelle, ossia un territorio fortificato, a partire dal X secolo, creato per un mero scopo difensivo dall’allora ricco e potentissimo Ducato d’Amalfi.

Il territorio così definito abbraccia il Comune di Scala e le località di Pontone e Minuta, facenti parte dello stesso comune; in antico altro non furono che villaggi fortificati, creati dagli stessi amalfitani a protezione delle città e dei territori ad esse interni, come difesa dai sempre frequenti e dannosi attacchi che arrivavano dal mare. Nel territorio degli stessi furono costruiti veri e propri castella, torri di avvistamento e poderose mura difensive, oltre a monasteri e chiese, che in qualche raro caso possiamo ancora oggi ammirare ergersi maestosamente, dominando il paesaggio.
Nelle località sopracitate, a caratterizzare e rendere gloria all’antica storia del Ducato amalfitano sono in particolare: la chiesa dell’Annunziata in località Minuta del Comune di Scala, costruita nel secolo XI°; la cosiddetta Torre dello Ziro (Turris Cziri in latino), in località Pontone, eretta a partire dalla metà del XII° secolo ed inizialmente denominata Torre San Felice; e quindi la monumentale Basilica di S.Eustachio, anch’essa in località Pontone, edificata a partire dal XII° secolo, per volontà dalla nobile famiglia D’Afflitto (che vantava una discendenza diretta col santo).

 

Chiesa dell’Annunziata di Minuta


Risale all’XI° secolo e rappresenta un chiarissimo esempio di architettura paleocristiana, caratterizzata da una cripta con affreschi di fattura tardo bizantina.
La facciata esterna è scandita da un singolare portico che si sviluppa in tutta la sua ampiezza, coperto con volte a crociera; l’impianto interno è di tipo basilicale, a tre navate separate da una doppia fila di 6 colonne per lato che reggono archi a tutto sesto.


Tre absidi chiudono la struttura verso sud, in quella centrale trova spazio l’altare maggiore, di impianto chiaramente romanico e quasi totalmente privo di decorazioni.


Attraverso una scaletta posta nella navata destra si accede alla cripta, a pianta rettangolare e coperta da una volta a crociera; la decorazione pittorica riguarda la parte alta delle pareti e le volte, attraverso un repertorio iconografico che attinge ai temi di ispirazione bizantina, tra cui il Cristo Pantocratore e San Giovanni Battista raffigurati nella volta a Nord, San Giovanni Evangelista ad Ovest e Davide con Daniele ad Est.


La scena principale è accompagnata da episodi della Vita di Cristo, la Natività nella parete nord, mentre ritroviamo l’Annunciazione nella parete sud e la Visitazione nella parete ovest.

La Torre dello Ziro

Castrum Scalelle
A metà strada tra Ravello ed Amalfi, protesa su un rilievo calcareo racchiuso da una fitta vegetazione a bosco mediterraneo, nella piccola frazione di Pontone, si erge maestosa questa Torre di avvistamento, il cui primo impianto parrebbe datato alla metà del XII° secolo. Diversi studi collocano tuttavia la sua datazione ad una fase più antica, in quanto in zona, alla fine del XI° secolo, viene menzionata una “Turris de Sancto Felice”.
La struttura ha una forma cilindrica e la tradizione popolare vuole che il suo nome derivi dallo ziro, il contenitore utilizzato all’epoca per l’olio ed i liquidi in genere del quale sembrava avesse le forme. È posta su un’alta scarpata ed è in un certo senso chiusa verso ovest da una cortina muraria. Quest’ultima è provvista di torrette di avvistamento e segnalazione: una sorta di camminamento continuo, che probabilmente era assente sull’altro lato, vista la ripida scarpata a strapiombo che caratterizza il versante.

I piani di elevazione del fortilizio sono tre e si riferiscono ad una risistemazione avvenuta nel XIII° secolo; il pianterreno, che in origine ospitava una grossa cisterna, oggi è diviso in due spazi distinti: quello destinato alla detenzione di “inquisiti e detenuti” (calati da una botola dal primo piano in questa fossa), e quello utilizzato per la raccolta dell’acqua piovana.
Il primo piano era riservato al soggiorno delle varie famiglie nobili che si avvicendarono nella proprietà lungo i secoli, mentre il piano superiore fungeva da torretta di avvistamento e prima difesa.
La Torre inoltre è protagonista di un particolare avvenimento che caratterizzò la dominazione aragonese su Napoli e la Campania: qui infatti nei primi anni del 1500 venne rinchiusa, assieme ai suoi tre figli, Giovanna D’Aragona, detta “La Pazza”. La sua colpa fu quella di aver stretto una relazione col proprio maggiordomo di corte, dopo la morte del marito, il duca di Amalfi Alfredo Piccolomini, un uomo dissoluto e corrotto al quale era andata in sposa all’età di 12 anni.
La relazione all’epoca destò grandissimo scandalo, per cui i fratelli decisero di rinchiudere Giovanna assieme ai figli ancora piccoli nella Torre, e qui li trucidarono.

La Basilica di Sant’Eustachio


L’impianto della struttura basilicale, di cui oggi si possono ammirare solo i cospicui ruderi della zona absidale, sorge a strapiombo sulla costa lungo il tragitto che da Scala conduce sino ad Amalfi attraverso la frazione di Pontone, con ben 3000 gradini che inquadrano un percorso della lunghezza di circa 3 km.
Fu edificata nel XII° secolo, per volontà della nobile famiglia D’Afflitto, la quale vantava discendenze dirette col generale romano Placido; questi, al tempo dell’imperatore Traiano, venne martirizzato col nome di Eustachio nel 103 d.C., perché convertitosi al cristianesimo.

Di tradizione romanica, la Basilica presenta una struttura con le caratteristiche tipiche dello stile: le tre navate, il portico d’ingresso, il transetto, le tre absidi cilindriche.
Esternamente alle absidi si ritrovano decorazioni con archi bicromi intrecciati che rivelano influenze col mondo islamico, spagnolo e africano; notevole lo spazio sottostante in cui sorge la cripta, che oggi è utilizzata come una sorta di piccolo museo e che accoglie alcuni materiali ritrovati in loco.
La Basilica seguì le sorti della famiglia che la volle e la costruì; quindi, dopo un periodo di iniziale splendore, a causa della decadenza dei comuni costieri e dei mutati interessi dei nobili D’Afflitto (i quali si divisero tra le loro proprietà a Napoli, In Puglia ed in Sicilia), la struttura cadde in un lungo ed inarrestabile oblio.

Castrum Scalelle

Tutte le foto dal Castrum Scalelle sono di Camillo Sorrentino, Itinerando

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