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Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi! Non potevamo rimanere a casa e un bel viaggio era proprio quello che ci voleva. Scegliere dove andare in Sicilia non è proprio semplice, perché la Sicilia è bella tutta, da est a ovest, da nord a sud e fino alle punte estreme. Quando viaggiamo cerchiamo sempre di aggiungere mete che abbiano paesaggi fantastici, storia e anche un po’ di archeologia, la nostra passione e anche lavoro, e la scelta non poteva che ricadere sulla meravigliosa Selinunte, antica città situata sulla costa sud-occidentale della Sicilia.

Parco Archeologico di Selinunte
Parco Archeologico di Selinunte
Foto: Alessandra Randazzo

L’antico nome della città, Selinon, ricorda qualcosa che spesso utilizziamo in cucina… il prezzemolo! Selinon infatti significa proprio prezzemolo selvatico e questa pianta la ritroviamo spesso anche nell’antica monetazione della città.

Fu fondata da Megara Iblea nella seconda metà del VII secolo a.C. e in poco meno di due secoli raggiunse una ricchezza e una floridezza economica che ha pochi confronti nel mondo siceliota e magno – greco. Gli abitanti costruirono edifici e monumenti di dimensioni grandiose che ancora oggi, nonostante i secoli e vari cataclismi possono essere ammirati nella loro bellezza. Se volete avventurarvi come noi nell’area archeologica vi consigliamo abbigliamento comodo, acqua e tanta voglia di camminare! L’area è molto ampia e i templi sono distanti tra loro. Cosa vedere? La zona dell’Acropoli, la Collina orientale, il pianoro di Contrada Manuzza, il Santuario della Malophoros in contrada Gaggera e se ve la sentite ancora, le Necropoli di Manicalunga e di Galera Bagliazzo.

Selinunte vi colpirà non solo per gli spazi ampi ma anche e soprattutto per la storia a portata di mano. La Sicilia conserva templi meravigliosi! Agrigento vi dice qualcosa? E l’antica Selinon non è da meno con la sua monumentalità architettonica degna di una delle colonie più importanti della Sicilia antica.

Tempio E – Parco Archeologico di Selinunte
Foto: Alessandra Randazzo

Qui siamo all’interno del pronao (letteralmente prima della cella) del luogo sacro dedicato forse ad Era o Afrodite che possiamo ammirare nella sua bellezza perchè frutto di un importante lavoro di restauro e anastilosi nel 1959. Il tempio venne costruito intorno al 460 – 450 a.C. e nelle dimensioni ne ricorda un altro famoso ad Agrigento, quello di Ercole. Per potere ammirare la splendida decorazione metopale dovete però lasciare Selinunte e recarvi al Museo Archeologico Regionale A. Salinas di Palermo dove vi si presenterà una ricca narrazione con metope che raffigurano Eracle in lotta contro un’Amazzone, le nozze divine fra Era e Zeus, Atteone sbranato dai cani davanti alla vergine Artemide e Atena che atterra il gigante Encelado.

Questo tempio come quello F e G (non spaventatevi per tutte queste lettere ma l’attribuzione purtroppo non è sempre precisa e possibile per assenza di elementi caratterizzanti la divinità tutelare), sorge sulla cosiddetta Collina Orientale che domina l’area che affaccia sul mare. Da sud verso nord i tre templi si impongono per magnificenza e bellezza e dimostrano, con le loro possenti architetture e colonne, la grande ricchezza raggiunta dalla città. Non tutti furono portati a termine e anche un terremoto e forse più di uno fu la causa del crollo di tutti e tre gli edifici.

Tempio G – lu fusu di la vecchia
Foto: Alessandra Randazzo

Caso emblematico è proprio il Tempio G, dedicato forse a Zeus e considerato per dimensioni tra i più grandi del mondo greco! è il più grande tra i templi peripteri (che ha una fila di colonne intorno alla cella) della Sicilia con colonne alte oltre i 16 metri e un’altezza complessiva che raggiungeva i 30 metri. Comincia ad essere costruito intorno al 530 a.C. ma diverse sono le fasi di interruzione che ancora oggi sono visibili nelle parti solo abbozzate e non completate. A terra si possono vedere colonne non scanalate segno dello stato di incompiutezza del tempio sino al momento della distruzione nel 409 a.C. All’interno della cella, in uno spazio entro cui vi era custodita la statua di culto, naiskos, venne ritrovata nel 1871 la “Grande Tavola Selinuntina”, una importantissima iscrizione del V secolo a.C. in cui i Selinuntini ringraziavano le loro divinità dopo una vittoria non ben chiara e per noi fonte preziosa per la conoscenza dei culti della città. Tutto il complesso era arricchito da una vivace policromia ancora visibile in qualche elemento architettonico. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il colore nelle società antiche come oggi era importante e i templi non erano bianchi, anzi! Dal rosso, al blu, al nero, al giallo da lontano erano dei veri e propri colpi d’occhio. Tra le rovine emerge una colonna nota nel dialetto locale come “lu fusu di la vecchia” restaurata da Valerio Villareale nel 1832.

Tempio C – Parco Archeologico di Selinunte.
Foto: Alessandra Randazzo

Scendendo verso il mare, il percorso è ben segnalato non solo con il tracciato in terra battuta, ma anche con un’accurata cartellonistica. Si arriva così al tempio C, uno dei più antichi templi dell’Acropoli dedicato ad Apollo ecostruito intorno alla metà del VI secolo a.C. Potete ammirarlo finalmente libero da impalcature dopo un lungo lavoro di restauro durato 12 anni e finito solo nel 2011. Delle 10 metope della facciata, tre sono visibili integralmente al Museo Salinas di Palermo e presentano soggetti raffiguranti Perseo e Medusa, Eracle e i Cercopi e la quadriga di Helios. All’interno della cella vi sono numerosi sigilli di età punica e i pochi resti della vivace policromia che ne caratterizzava le forme è visibile in maniera labile in qualche elemento architettonico e nelle metope.

Santuario di Demetra Malophoros- Parco Archeologico di Selinunte
Foto: Alessandra Randazzo

Se non siete ancora stanchi e volete immergervi in un luogo silenzioso e suggestivo, vi consiglio di raggiungere contrada Gaggera dove è presente un santuario dedicato ad una divinità femminile, forse Demetra. Rispetto agli altri templi, questa può considerarsi una vera e propria area sacra con accesso monumentale tramite un propileo coperto. Qui vi erano due altari per i sacrifici, un pozzo e il tempio della Malophoros che non presenta colonne nella sua struttura. All’interno dell’area sacra furono trovate oltre 12.000 figurine votive in terracotta di varie epoche e raffiguranti una dea femminile. Sono stati trovati anche altri reperti come vasi, stele, un bassorilievo con Ade che rapisce Persefone e numerose lucerne di età costantiniana a testimonianza di una continuità di culto, in questo caso cristiano, sulle rovine del santuario.

Nel vostro percorso avete potuto ammirare lo splendore di una città al massimo della sua potenza e ricchezza, ma ben presto sul finire del V secolo a.C., Selinunte perse la sua magnificenza urbana divenendo un punto di commercio punico. I Cartaginesi, sbarcati in Sicilia con un esercito di 5.800 uomini al comando del generale Annibale Magone, misero a ferro e fuoco la città che cadde dopo nove giorni di assedio e senza aiuti delle città alleate Siracusa ed Agrigento.  Sovvertendo la divisione urbana della città, i Punici costruirono abitazioni anche tra le rovine dei templi. di fatto non rispettando uno dei canoni di divisioni delle città greche tra spazi pubblici, privati e sacri.

Parco Archeologico di Selinunte
Quartieri sull’Acropoli – Parco Archeologico di Selinunte
Foto: Alessandra Randazzo

Info utili:  http://selinunte.gov.it/orari-e-tariffe/

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