È ben noto che il 3 agosto 1492 Cristoforo Colombo salpò da Palos de la Frontera verso le Indie ed invece si ritrovò nelle Americhe. Da quel giorno cambiò il corso dell’umanità ma anche il destino di Siviglia che divenne il centro direzionale della maggior parte delle spedizioni. Le navi che rientravano, cariche di merci preziose, risalivano il Guadalquivir dalla foce fino a raggiungere la città andalusa che divenne ben presto uno dei principali nuclei finanziari dell’Europa e una porta verso il cosiddetto Nuovo Mondo. Percorrendo le strade della città si può percepire, ancora oggi, il carattere universale della sua storia che ha lasciato sedimentare tracce di popoli e culture lungo il suo corso. Le architetture di una città sono come pagine di un romanzo senza fine: i palazzi, le piazze e i monumenti di Siviglia raccontano dell’incontro tra la tradizione moresca e quella romano-cattolica ma anche del rapporto tra il passato e il presente; stili che si armonizzano perfettamente come le note della musica andalusa. Molti sono i gioielli incastonati nel tessuto storico, come il Real Alcázar, antica fortezza che a partire dal XIV secolo è diventata una sontuosa residenza della famiglia reale ed eccellente esempio di architettura mudéjar e la maestosa Cattedrale, l’edificio gotico più grande del mondo, costruito su un tempio islamico di cui è possibile ammirare il minareto, noto come la Torre della Giralda (monumenti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1987).
Nel raccontare Siviglia, non si possono trascurare le fiere universali del 1929 e del 1992, che hanno creato l’odierno aspetto della città. La prima fu l’Expo Iberoamericana, disperato ed auto-celebrativo tentativo di riconquistare i mercati delle ex colonie. All’interno del parco María Luisa vennero realizzati una serie di pomposi padiglioni e la grande Plaza de España, luogo iconico della città e meta turistica per eccellenza. Le conseguenze del franchismo si fecero sentire anche a Siviglia come nel resto della Spagna e l’immobilismo socio economico del paese lasciò la città in balia di sé stessa. Le opportunità urbanistiche create dalla manifestazione del ’29 non vennero sviluppate ed anche i piani generali del 1946 e del 1962 si rivelarono strumenti inefficaci per la trasformazione di Siviglia in una città contemporanea . Negli anni settanta la città si estese disordinatamente con baraccopoli di periferia e quartieri senza infrastrutture.
Il rilancio della città venne affidato alla seconda grande manifestazione: la Fiera Universale del 1992, quando vennero promossi interventi sul territorio e realizzate nuove infrastrutture per ricollegare la città e la regione al circuito internazionale (la linea ferroviaria ad alta velocità Madrid-Siviglia, una nuova stazione ferroviaria e un nuovo aeroporto). L’isola della Cartuja, su cui sorge il monastero di Santa Maria de las Cuevas (attualmente sede del CAAC – Centro Andaluso d’Arte Contemporanea) fu scelta come luogo della fiera. Nel monastero per un lungo periodo hanno riposato le spoglie dell’ammiraglio genovese che in quel luogo organizzò il suo secondo viaggio verso le Americhe (oggi le spoglie di Cristoforo Colombo sono nella Cattedrale di Siviglia). L’isola della Cartuja si presentava come una vasta area vuota, vicino al centro storico separata dal fiume Guadalquivir, che fu riconnesso alla città con la costruzione di ponti, come quello dell’Alamillo di Calatrava, mentre il canale artificiale attraversava l’area dell’Expo facendo da eco alle opere idrauliche di tradizione araba. Del grande evento sopravvivono una trentina di padiglioni, alcuni ospitando una nuova funzione, altri semplicemente lasciati in abbandono; lo spazio dell’Esposizione Universale resta una strana zona di Siviglia quasi esclusivamente produttiva, fatta di recinzioni, grandi viali per le auto, uffici e centri di ricerca. Una parte di città che i 41 milioni di visitatori dell’Expo92 hanno ormai dimenticato, lasciando che le fontane del viale Marie Curie zampillino da sole, preferendo di gran lunga frequentare le pittoresche e animate vie del centro storico.
A Siviglia non s’invecchia (E. De Amicis), ironicamente ad invecchiare è stato il Padiglione del Futuro rimasto in stato di abbandono, Stessa sorte è toccata anche al padiglione Ungheria di Imre Makovecz, le cui sette torri, meglio note come sette campanili (una per ogni religione presente nel paese) sembrano in qualche modo dialogare con le guglie della cattedrale sivigliana. Poco più in là sorge uno spazio per tutti gli Stati membri dell’allora Comunità Europea – all’epoca dodici – al centro dei quali si trova una torre alta 50 metri con le bandiere dei paesi europei che creano un suggestivo gioco cromatico. Le dodici torri alte possenti e futuristiche sono la testimonianza del cambiamento geopolitico dell’Europa che si presentava per la prima volta unita ad una esposizione universale. Guardando la torre svettare nel cielo e ributtandosi poi nel paesaggio dell’Expo92, ci chiediamo dove ci porterà la storia e restiamo sospesi in una catarsi estetica urbana: una sorta di esortazione a pensare ad un futuro diverso e più sostenibile.
Saranno i clamori e gli schiamazzi provenienti da la Isla Magica, il parco giochi che ha preso possesso del lago artificiale dell’Expo, che trascineranno di nuovo le nostre menti al qui e ora. Possiamo quindi attraversare il ponte di La Barqueta per tornare alla Siviglia della Feira, della corrida alla Real Maestranza, del brusio alla Alameda de Hercules. Tornare alla città in cui si sfuma la vita in un sorriso continuo, senz’altro pensiero che di godersi il bel cielo, le belle casine, i giardinetti voluttuosi (E. De Amicis) e farci incantare dal flamenco, melodia passionale e dinamica seppure malinconica e nostalgica, perfetta colonna sonora per perdersi nell’anima della meravigliosa Siviglia.
Un giro a Siviglia con uno sguardo leggero, alternativo, a spasso tra cultura, storia e architettura.
Piacevole, garbato, stimolante.
Wow! Sembra di essere davvero lì!In questo momento di blocco forzato questo viaggio di fantasia, che sembra reale, è una boccata d’aria fresca!
Un viaggio virtuale….in un contesto di censura degli spostamenti..
Rendendo “il virtuale” quasi reale….
Leggendo ho visto il colore giallo del caldo sole Sivigliano. Gusto nel selezionare cosa scrivere e come rappresentarla attraverso le immagini evocative ed eleganti.
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