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Notte Bianca di Villa Medici 2024

Clicca qui per il commento a cura di Alessandro Turillo (7 dicembre 2024)
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commento a cura di Alessandro Turillo (7 dicembre 2024)

Gallery con foto di Alessandro Turillo

Abissi d’Arte

Da anni Villa Medici a Roma propone l’incontro tra arte e presente, lasciando aperto un accesso alla conoscenza del mondo diversa dalla nostra quotidianità.

La mostra “Il canto delle Sirene (L’acqua raccontata dagli artisti)” si presta a riflettere insieme al pubblico su un tema vivo come il rapporto con l’elemento che più di ogni altro contraddistingue il nostro pianeta: l’acqua.

Nel 2023, sempre a Villa Medici, avevamo incontrato la materia nel suo aspetto più grezzo con “Storie di Pietra”: quest’anno siamo invitati ad attraversare quell’ambiente che ci è familiare ancora prima di venire al mondo.

Ma non si tratta solo di avere una mostra in corso. La mia impressione, nelle proposte aperte al pubblico degli ultimi giorni, è quella di una sfera di cristallo in cui fluttuano immagini e poetiche del presente-futuro. Questa visione ci lascia liberi di approfondire ulteriormente o di sviluppare qualcosa di necessario al nostro stare nell’ecosistema in cui ci troviamo a vivere.

Il mio incontro con la Villa comincia durante nella Notte Bianca, quando il pregiato giardino interno si apre alla Capitale per comunicare le traiettorie dell’anno in arrivo. Gli eroi di quest’attraversamento notturno sono i borsisti vincitori del “Prix de Rome” dell’Accademia di Francia, con opere che alludono ai loro lavori che vedremo nell’estate del 2025.

Dal 1803, per volontà di Napoleone, la villa diventa la sede dell’Accademia perché ritenuta adeguata al lavoro d’arte. Già residenza del cardinale Ferdinando de’ Medici, a pochi passi da Trinità dei Monti, questo terreno aveva conosciuto in epoca imperiale le grazie degli horti luculliani. Oggi diventa laboratorio contemporaneo per incontrare le trasformazioni del presente.

Quest’anno rimango impressionato dallo stretto rapporto tra ricerca, attivismo, e poetica nelle opere presenti. Intravedo il chiaro proposito comunicare in modo consapevole e completo sul tema scelto.

Fin dall’Ottocento, il soggiorno romano mira allo sviluppo di nuovi progetti d’arte in rapporto con la tradizione classica, di cui la Capitale è apprezzata custode.

In un mondo a cavallo della tecnica si avverte la necessità di apertura all’esistenza. Una ricerca di consapevolezza che non sia necessariamente mediata da algoritmi, ma che tenga per mano fantasia e storie umane.

Nella notte bianca m’imbatto nella proiezione di “Un troisième testament” di Jèrome Printemps Clément-Wilz, un richiamo alla ritualità. Si tratta di un documentario che prelude al suo lavoro prossimo.

L’artista a Villa Medici si sta occupando della figura di San Paolo in relazione al presente, portando con sé un richiamo alle comunità marginali di cui troppo spesso non abbiamo notizie. Il rito come spazio sacro in cui sostare per aprirsi alla ricerca dell’essenza del nostro vivere. Qualcosa di perduto e presente.

Lo sguardo poetico diventa una necessità, per non perdere il grande abisso di emozioni che sta al nostro presente come il prolificare della vita nel mondo sommerso del mare.

La sottolineatura accattivante che emerge nell’incontro con l’installazione di Pierre Von-Ow invece riguarda Borromini.

Pierre offre a tutti una grande carta con la completa mappatura delle sue opere presenti in città. Grazie a due frammenti di filmografici su televisori anni ’80 entriamo nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza: una delle opere più celebri dell’architetto.

Si tratta di vicende e storie distanti ma a contatto col nostro mondo.

Questo artista, ricercatore in storia dell’arte, curatore di mostre, traduttore, durante la sua permanenza romana sta sviluppando un progetto di ricerca e scrittura incentrato sulle lezioni di ottica del matematico cieco Nicholas Saunderson (1682-1739). Il suo saggio riconsidera l’importanza del tatto nella comprensione dei fenomeni della percezione e della rappresentazione dello spazio, partendo dalla codificazione della prospettiva lineare nell’Italia del Quattrocento.

Vengo richiamato dal gorgheggiare della fontana centrale interna alla villa, anche nella penombra si può godere dell’installazione di Laure Prouvost, un’opera che partecipa del “Canto delle Sirene” in corso. Nelle intenzioni dell’artista un dialogo tra memoria e sogni, per me fluido accompagnamento tra studi aperti e viste notturne su Roma.

Nel succedersi dei giorni vengo richiamato dalla gratuità di presentazioni che hanno la forza dei temi presenti: mare, lacrime, acqua dolce e salata. Sento sempre più la volontà di questa istituzione di dialogare in uno scambio tra partecipazione e offerte culturali che siano non solo innovative ma anche presentate con una notevole chiarezza.

Ben due giornate dedicate al tema dell’acqua, per dare maggiore profondità alle opere che sono esposte nel “Canto delle Sirene”. Mi rendo conto che queste occasioni danno una maggior profondità al percorso della mostra curato da Sam Stourdzé e Caroline Courrioux.

Oggi Caroline ci accompagna lungo l’itinerario della mostra che contiene sia i dolori che le magie del mare, il vero protagonista del nostro pianeta.

L’inaspettato è a un passo da noi: Yiannis Maniatakos dipinge sott’acqua percorsi dentro ad un mondo che parrebbe precluso alla pittura, trasforma i fondali nel terreno ideale per raccontare il suo mar Egeo. Umori e tonalità che spesso ci sono estranee emergono dalle tele avvolte dalla magia dell’impensabile. Partecipiamo degli ambienti comuni ai cercatori di perle mentre incontriamo l’opera di Monira Al Qaridi che con la sua opera ci porta nel mar Persico e nelle trasformazioni. Cosa accade quando un’economia legata alle perle diventa un terreno di estrazione petrolifera?

Suoni e immagini della mostra sono un tutt’uno, un’apertura a nuove e più vive letture del mare come ambiente che profondamente connesso alle nostre origini e al nostro presente.

L’arte contemporanea è sempre un mistero, anche per gli esperti del settore, come l’universo in continua espansione. L’arte presente si apre alla necessità di conoscenze che sono spesso frutto di ricerche e sperimentazioni in atto, mentre noi viviamo la nostra vita.

Gallery con foto di Alessandro Turillo

Ed è questa una peculiarità di Villa Medici, l’aver avuto l’intuizione di portare alla luce questo fermento attraverso eventi pubblici che offrano la possibilità di incontrare un po’ di più questi mondi, e il loro svilupparsi.

Ne sono prova ad esempio il doppio ciclo di conferenze sul”Acqua dolce” e “Acqua salata” che si propongono di aprire il senso della mostra “Il Canto delle sirene” approfondendo anche la storia della Villa di per sé.

Nella prima giornata viene offerta, tra le tante iniziative, una passeggiata con Hervé Brunon esperto di storia dei giardini e Direttore della ricerca presso il Centre André Chastel, Parigi: Centre National de la Recherche Scientifique (Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica).

Se ne apprezza da subito la sobrietà e la chiarezza espositiva che portano a guardare alle fontane della Villa con una maggior congruenza storico artistica. Una storia di desideri di grandezza. In questa armonia l’unione col passato continua a riverberare in un’architettonica che sfiora quasi i cinquecento anni. Un giardino complesso, pensato in tre diverse porzioni con tre diverse funzioni: fiori, frutti e piante selvatiche (“il bosco” come dicono i toscani). Nel piccolo tour con Hervé c’è anche il tempo per una visita brevissima nello studiolo del cardinale che ha nei suoi affreschi a grottesca di Jacopo Zucchi, la rappresentazione pittorica la visione ideale che il cardinale immaginava di realizzare al tempo (1570-1571).

Ma la Villa, oltre ai rimandi degli obelischi presenti nel giardino e in perfetta armonia con il Mercurio Psicopompo (guidatore di anime) posto sulla balconata che affaccia sul giardino, ha una ancor più profonda connessione con la storia dell’impero.

L’archeologa pisana Maria Elisa Adamasi ce ne parla, avendo condotto importanti studi sulle tracce di uno dei più importanti acquedotti romani, quello dell’”Acqua Virgo”. Ascoltiamo i risultati degli studi congiunti tra Pisa e Roma proprio in queste giornate dedicate all’acqua dolce.

L’acquedotto, già in epoca imperiale passava, come ancora oggi, proprio sotto i terreni dove si trova Villa Medici. La scoperta, attraverso studi speleo-archeologici, porta alla luce uno dei capolavori architettonici di Roma, che non lavorava solo ai grandi acquedotti ancora visibili in alcune parti della città, ma anche nel sottosuolo, riuscendo così a fornire gli ingenti approvvigionamenti di acqua alla capitale dell’impero.

Ma le meraviglie del passato incontrano nella conferenza di Rose-Lynn Fischer lo stupore del presente, del nostro essere viventi, sempre e ancora nel tempo. Rose ha sviluppato una tecnica fotografica che attraverso l’uso del microscopio porta alla luce la conformazione delle lacrime.

Il suo lavoro si concentra sulla raccolta delle lacrime in vetrini per le analisi. Le immagini vengono poi ingrandite nella stampa e associate ad una didascalia relativa al momento in cui le lacrime sono nate: tristezza, gioia, riconoscenza, e tanto altro. Ed è così che l’effetto fotografico già di per se meraviglioso, si amplifica ulteriormente a contatto con il significato esperienziale dell’artista e di tutti i partecipanti al progetto.

L’acqua e le sue modificazioni diventano poesia visiva sotto lo sguardo compassionevole e accurato di Rose, che continua nel suo percorso di ricerca e scoperta delle forme dell’esistere.

Nella giornata dedicata all’acqua salata invece le conferenze si proiettano maggiormente nel presente con lavori sul mare Libico di Lara Tabet, dottoressa in medicina e artista visiva libanese. Lara si presenta a noi anche come attivista. Attraverso i suoi lavori infatti tratta l’intersezione tra arti e scienze. La sua ricerca in corso guarda all’acqua come luogo di speculazione politica e l’uso del DNA come mezzo di archiviazione.

Scopriamo che le sue immagini e installazioni nascono anche dall’uso dei batteri che sono presenti nelle acque delle coste del mar libico. Le le forme che vediamo nascono dalla relazione tra questi batteri il loro lavoro attivo sulla pellicola fotografica.

Ma se questo non bastasse ad aprire la nostra coscienza verso il rapporto tra microscopico e l’umano, potremmo sempre decidere di approfondire quanto esposto durante la conferenza performativa di Pauline Andrè Dominguez.

È lei l’autrice del libro Nuove storie di ecologia e mondi marini. La sua ricerca ci fa riflettere con una performance interattiva sui nostri vissuti sul mare, e prosegue con una narrazione delle sue ricerche sulla vita negli abissi e sul plancton grande protagonista di una storia che per lo più misconosciuta ma fondamentale per la vita del pianeta.

Ricordiamo solo che il plancton è una categoria ecologica che comprende il complesso di organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento, vengono trasportati passivamente dalle correnti.

Non so voi, ma personalmente, non fosse stato per Pauline non avrei posto attenzione al fatto che invece questa enorme popolazione microcellulare ha un forte impatto non visibile sulla nostra vita.

Essenziali per il pianeta, i suoi processi fotosintetici producono ossigeno e carbonio organico, due elementi alla base del metabolismo degli esseri viventi. E ancora: il suo lavoro contrasta attivamente l’accumulo in atmosfera dell’anidride carbonica.

Ma questi dati scientifici nella relazione della scrittrice diventano concetti al limite tra il biologico e il poetico. Risuonare in noi la fluidità di passaggi tra la vita del pianeta e il nostro rapporto con il grande respiro del mondo.

Le ipotesi suggestive si moltiplicano. Pauline accenna alla vista segreta dei polipi, alle loro incredibili capacità comunicative, ed alle ricerche che tendono a vedere in molte delle loro comunicazioni, anche veri e propri canti, e poesie degli abissi.

Villa Medici si propone in queste sue offerte culturali come una possibilità in più di fare esperienza del presente. In questo avverto una esplicita consonanza con il più vasto mondo dell’arte contemporanea che lotta, tra difficoltà espressive e slanci più comprensibili con la difficoltà a dare voce al mondo, o faremmo meglio dire ai mondi che sono il tessuto vitale del nostro pianeta e non solo.

Ormai lo sappiamo anche a seimila metri di profondità nella Fossa delle Marianne ci sono specie viventi che percorrono parallelamente a noi l’attraversamento della vita. In che rapporto siamo con tutto questa profondità? Abbiamo bisogno di una collettività che volga lo sguardo dove non sempre la realtà ce lo permette, scienza, antropologia, architettura, arte e molto altro, danno al nostro esistere sempre maggior coscienza di cosa sia l’esistere.

Il laboratorio di Villa Medici declina tutto questo per voce degli artisti e dei temi loro affidati alla ricerca annuale, la Notte Bianca è stata la prima occasione di cercare di ascoltare queste voci per ora ancora avvolte nella notte della creazione.

Quanto riportato qui è solo una breve immersione nel territorio che nel remoto passato fu parte degli horti luculliani e in cui oggi ai confini dell’inverno ha lo sguardo volto al nostro presente che vive liquido e disperso in tutte le gocce di attenzione che possiamo inconsapevolmente incontrare nella nostra vita, e a cui gli artisti invece dedicano tutta la loro attenzione in vista di un mondo più consapevole e vivo.


Giovedì 28 novembre 2024 dalle 18.00 a mezzanotte

Ingresso libero, prenotazione obbligatoria

Installazioni, apertura degli studi d’artista, proiezioni, letture e performance dei borsisti di Villa Medici:

Haig Aivazian, Bianca Bondi, Jérôme Clément-Wilz, Nicolas Daubanes, Abdessamad El Montassir, Alessandro Gallicchio, Amalia Laurent, Pierre-Yves Macé, Clovis Maillet, Nicolas Sarzeaud, Claudia Jane Scroccaro, Seynabou Sonko, Ana Vaz, Pierre Von-Ow, Lise Wajeman, Louisa Yousfi.

Notte Bianca di Villa Medici 2024


Nel cuore dell’autunno, la Notte Bianca celebra la creazione contemporanea mettendo in mostra il lavoro dei sedici borsisti in residenza a Villa Medici nel campo delle arti visive e plastiche, della musica, della letteratura e della storia dell’arte. Il 28 novembre, Villa Medici si trasforma in un luogo in cui arte contemporanea, patrimonio e paesaggio risuonano all’unisono.

La Notte Bianca è progettata come una passeggiata attraverso i giardini e gli spazi storici di Villa Medici, con alcuni spazi privati, come gli studi dei borsisti, eccezionalmente aperti al pubblico per l’occasione. Performance, letture, concerti, installazioni e proiezioni scandiscono la Notte Bianca, invitando il pubblico a vivere un’esperienza sensoriale. Nel buio della sera, le sagome delle statue antiche e dei pini bicentenari si mescolano ai giochi di luce, alle forme e ai suoni che provengono dai sentieri del giardino, dalle logge e dai saloni.

Notte Bianca di Villa Medici 2024


Notte Bianca a Villa Medici 2024

Giovedì 28 novembre 2024 dalle 18.00 a mezzanotte (ultimo ingresso alle 23.30)

Programma dettagliato disponibile a breve sul sito villamedici.it

 

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria sul sito villamedici.it

Luoghi: giardini e spazi storici di Villa Medici

Accesso alle letture e performance soggetto a disponibilità

Vendita di cibo e bevande in loco

Villa Medici non dispone di guardaroba

Non sono ammessi a Villa Medici: caschi da moto/bici, valigie, animali domestici


I borsisti 2024 – 2025

Residenza per artisti, centro d’arte multidisciplinare e sito patrimoniale di 7 ettari, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici accoglie ogni anno circa 70 artisti, autori e ricercatori per soggiorni di varia durata, tra cui 16 borsisti in residenza di un anno all’insegna della creazione, della sperimentazione e della ricerca.

I borsisti dell’anno 2024-2025 rappresentano sei diverse discipline artistiche e sei diverse nazionalità. Sono stati selezionati da una giuria attraverso un concorso annuale aperto ad artisti, autori e ricercatori di qualsiasi nazionalità, purché affermati e francofoni. Sono accolti a Villa Medici dal settembre 2024 per una residenza di creazione, sperimentazione e ricerca di un anno.

 

Haig AIVAZIAN – Arti plastiche
Bianca BONDI – Arti plastiche
Jérôme CLÉMENT-WILZ – Sceneggiatura
Nicolas DAUBANES – Arti plastiche
Abdessamad EL MONTASSIR – Arti plastiche
Alessandro GALLICCHIO Storia dell’arte
Amalia LAURENT – Arti plastiche
Pierre-Yves MACÉ – Composizione musicale
Clovis MAILLET – Arti plastiche
Nicolas SARZEAUD Storia dell’arte
Claudia Jane SCROCCARO – Composizione musicale
Seynabou SONKO Letteratura
Ana VAZ – Fotografia/Film
Pierre VON-OW – Storia dell’arte
Lise WAJEMAN – Letteratura
Louisa YOUSFI – Letteratura

→ Scopri le loro biografie e i loro progetti qui

Notte Bianca di Villa Medici 2024


L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, è un’istituzione francese che dal 1803 ha sede presso Villa Medici, una villa del XVI secolo circondata da un parco di 7 ettari che sorge sul Monte Pincio, nel cuore di Roma. Ente pubblico nazionale dipendente dal Ministero della Cultura, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici adempie oggi a tre missioni complementari: accogliere artisti, creatori e ricercatori di alto livello in residenza per soggiorni lunghi – della durata di un anno –, o più brevi; realizzare una programmazione culturale e artistica che integri tutti i campi delle arti e della creazione e che si rivolga a un vasto pubblico; conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il suo patrimonio architettonico e paesaggistico e le sue collezioni.

Il direttore dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è Sam Stourdzé.

L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un ente del Ministero della Cultura Francese.

Comunicazioni ufficiali e immagini dall’Ufficio Stampa Castiglioni

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