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Il paesaggio colorato di questa giornata di sole è un paesaggio dell’animo, il paesaggio interiore di chi è innamorato e fa della propria vita lo strumento e l’azione per il benessere e il ben vivere della persona a cui sono rivolti i suoi sentimenti. L’innamoramento è viaggio ed è il percorso di avvicinamento all’amata. Ogni tanto il percorso suscita reazioni inaspettate, stimoli di approfondimenti non previsti, per questo più interessanti.

Scorre il mare dal finestrino del treno e tra la spuma emerge una bestia acquamarina che il sole inabissandosi nasconde in un controluce colore del rame. Alte onde del mare sospinte dallo scirocco che soffia tra gli scogli di Paola, che i bizantini chiamavano Patikon ma che più verosimilmente gli abitanti in epoca romana e medievale dovevano chiamare Pabula, con riferimento agli ampi pascoli che caratterizzavano il territorio. Oggi Paola è il centro più importante della Riviera dei Cedri, là dove il mare è più bianco e pulito ed è parte dell’Alto Tirrenico Calabrese. Le pendici dell’Orsomarso, nel Parco Naturale del Pollino, scendono fino al mare e nel loro percorso, tra Tortora e Cetraro, si rivestono di cedriere verdissime e abbondantissime di frutti grandi e succosi. Dal cedro derivano tutte le varietà della famiglia Citrus e due categorie, la dolce e la acida, raggruppano tutte le moltissime varietà dell’agrume. La più pregiata è la varietà Liscio di Diamante che ha frutti in tutto simili a quelli interpretati nelle sacre scritture e per questo sono ricercatissimi e ogni anno, in luglio e agosto, i rabbini di tutto il mondo li cercano qui in Calabria per la festa di Sukkòth.

E che c’entra la Bibbia con il cedro, adesso? Il Levitico, il terzo libro di cui si compone la Bibbia e che è anche parte integrante della Torah, racconta che Jahvé indicò a Mosè le solennità che il popolo avrebbe dovuto celebrare e tra queste un ruolo lo ebbe il frutto dell’albero più bello, “Perì ‘etz adar” פְּרִי עֵץ הָדָר “Prenderete i frutti dell’albero più bello, dei rami di palma e dell’albero più frondoso, dei salici del torrente e vi rallegrerete dinnanzi al Signore Dio vostro”(Lev. 23,40).

Che i frutti dell’albero più bello fossero quelli del Citrus medica lo sa solo HaShem, ma sta di fatto che fin dal XIII secolo i rabbini di tutto il mondo cercano il frutto perfetto e lo cercano qui in Calabria, dove i frutti sono davvero la ricercata immagine della perfezione: affusolati al punto giusto, odorosissimi e incorruttibili, tanto da rappresentare la sapienza e le opere.

La festa del Sukkòt, dal sito: https://ebreieisraele.forumfree.it/?t=75612008

“Il quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni … Il primo giorno prenderete i frutti dagli alberi più belli … dimorerete in capanne … perché i vostri discendenti sappiano che ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti quando li ho condotti fuori dal paese d’Egitto”. E’ la festa del Sukkòt, la festa delle capanne o dei tabernacoli, che si festeggia il 15 del mese di Tishrì (Principio), il mese di inizio del calendario ebraico, tra settembre e ottobre. La celebrazione ha come protagonisti il ramo di salice, cioè chi è privo di sapienza e di opere (non ha né sapore né profumo), la foglia di palma, quale saggezza che non opera (non ha profumo ma ha frutti saporiti), il mirto che rappresenta l’operosità senza saggezza (è profumato ma non saporito), ma soprattutto il cedro che raccoglie in sé tutte le qualità degli oggetti precedenti, la sapienza e l’operosità (profumo e sapore), mentre i salici vengono battuti in terra e le palme lanciate in aria.

Naturalmente, non serve un cedro qualunque ma deve provenire da un albero kasher ed esserlo esso stesso, cioè adatto alla cerimonia. Il cedro non deve presentare rugosità né macchie sulla buccia, non deve provenire da alberi cresciuti da talea innestata, e da alberi con meno di quattro anni di età; deve, inoltre, avere una forma conica perfetta e un peduncolo accentuato.

Una bella descrizione della selezione e raccolta dei cedri da parte dei rabbini accompagnati dai contadini la si trova su http://calabriajudaica.blogspot.com/2008/02/cedri-ed-ebrei-in-calabria.html

Naturalmente, in questa digressione agrumata e fortemente odorosa non poteva mancare la passione di chi scrive! Si può mica dimenticare che i cedri della festa del Sukkòt si trovano anche a Pompei e Ercolano? D’altronde il cedro fu portato in Italia dagli Ebrei tra il III e il II secolo a.C. e non poteva mancare, nella vita quotidiana di centri multiculturali come quelli vesuviani, anche la tradizione ebrea ellenizzata. Un cedro, per esempio, dovrebbe essere rappresentato in un festone della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei, ma per accertarmene dovrò lasciare il treno e andare a studiare un po’ la Sala Pompeiana della Reggia di Portici. http://pomonacampana.com/wp-content/uploads/2012/01/PomonaCampanaIV.pdf

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