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OpenToTheInsideOut. Performance Art: a Palazzo Merulana di Roma psicoterapia e arte si incontrano, grazie al gruppo Sottocorrente

L’arte contemporanea, per quanto lontana dalla consuetudine di tutti i giorni, è riuscita a educarci ad alcune sue pratiche. Così, dopo più di sessant’anni di sperimentazioni, non saremo stupiti se una mostra sarà senza quadri e al loro posto troveremo musicisti, performer o qualcosa d’altro.

Oggi durante un evento d’arte siamo per lo più pronti all’accadere di qualcosa d’insolito.

Anche la parola esperienza si è fatta strada nel nostro modo d’intendere eventi di questo tipo. Può succedere perfino, commettendo anche delle inesattezze, di associare pittura e scultura al passato e tutto il resto al contemporaneo.

Nel recarci ad una mostra di arte del presente c’è spesso l’attesa che accada un disallineamento con la nostra realtà quotidiana. Tanto che addirittura potrebbe capitare di identificare facendo un po’ di confusione, l’attesa di una sorpresa all’arte in se e per sé.

Il rischio in questo caso sarebbe quello di trovarsi, in assenza di stupore, nella perdita di quell’interesse che un po’ ci ha spinti fino alla scoperta del nuovo.

OpenToTheInsideOut. Performance Art Palazzo Merulana Roma Sottocorrente

A Palazzo Merulana di Roma, il 7 dicembre 2024 si è svolto un pomeriggio di sperimentazione tra arte e pratiche di gruppo esperienziale, condotto da due professionisti della psicoterapia di gruppo.

Questa performance è stata pensata con la finalità di dare un’idea di come si possa lavorare anche in contesti differenti dalla classica terapia di gruppo, che ha come obbiettivo la cura dei pazienti.

La nostra conoscenza media di un gruppo è spesso mediata da momenti cinematografici, o forse da vaghe impressioni che nel tempo sono sedimentate nella nostra memoria. Ma in effetti come persone siamo per lo più disabituati ad un confronto condiviso tra di noi in assenza di un leader esplicito che porti avanti un tema stabilito.

Dunque, in un museo di arte Moderna e Contemporanea abbiamo incontrato due psicoterapeuti di gruppo e la loro idea di aprire uno spazio di dialogo gruppale al primo piano nella sala Cerasi, dove la coppia di mecenati, ha qui la propria collezione privata permanente.

La sala è composta da un’ampia parte centrale, con alle pareti opere della scuola Romana della prima metà del ‘900, e da due nicchie in cui oltre che alle pitture si potranno ammirare delle sculture.

Al centro della sala domina una scultura di Jan Fabre che rappresenta un’astronauta d’oro, con in mano una bacchetta da direttore d’orchestra, intento a dirigere una qualche armonia.

La partecipazione all’evento, pubblicizzata fin dall’ingresso, è libera. I visitatori, a differenza degli altri giorni, nell’attraversare le sale trovano uno spazio centrale occupato da un circolo di sedie e divani predisposti per chi volesse accomodarsi.

Fare parte della performance significa sedersi e scegliere tra l’intervenire o l’ascoltare quanto si va dicendo.

La durata dell’evento è stata di tre ore, e la partecipazione mi è parsa notevole, vista anche l’imprevedibilità dell’accadere, e la reale sorpresa di molti arrivati al museo per una visita “classica” alla ricerca di conoscenza o contemplazione delle opere.

Ma cosa è accaduto in questo tempo?

Ricordiamo che una performance d’arte consiste nella messa in scena di una ‘azione’ programmata, entro uno spazio non necessariamente istituzionale, di solito alla presenza di un pubblico.

Il pubblico arrivato al museo poteva osservare, come se fosse un’opera d’arte, la conformazione del gruppo nell’ampia sala. Poteva notarne il respiro nel tempo, il dilatarsi all’arrivo di nuovi partecipanti, ed il restringersi quando le persone decidevano di lasciare il gruppo.

In effetti nello spazio di pochi centimetri si poteva avere una visione esterna del gruppo, percorrendo la sala, o interna, accomodandosi e cercando di capire cosa stesse avvenendo.

Gli stessi responsabili di sala, che stavano lavorando, in alcuni momenti hanno trovato modo d’intervenire nel gruppo pur non essendo seduti nel cerchio che si era predisposto.

Mi rimane come prima impressione quella di uno spazio interno esterno, aperto a contributi anche “volanti”.

Questo mi porta a pensare che in effetti la performance abbia trovato nel tempo una sua organicità che ha provato a relazionarsi con le persone e con le opere presenti nella sala, ed anche oltre.

Proverò a dire del mio arrivo e della mia permanenza in questa performance, anche se nello suo svolgersi ho compreso meglio quanto il mondo di un gruppo sia lontano dalla mia consuetudine e quanto contemporaneamente si rievochino in me antichi ricordi, sepolti in un remoto anfratto del mio DNA, quando, all’alba dei tempi stavamo intorno ad un fuoco a parlare.

Sottocorrente, l’associazione promotrice dell’evento, formata da Fabiana Albanese, Michele Battuello e da Nicole Guido, è certamente riuscita a trasmettere ai partecipanti una buona porzione di cosa sia un gruppo condotto con finalità esplorative dei vissuti dei partecipanti, ma al contempo ha attraversato con leggerezza i meccanismi di base di un funzionamento gruppale classico.

In un’alternanza di silenzi e spazi di discussione, sempre protetti dalla conduzione dei due psicoterapeuti, il gruppo si è inoltrato nel territorio di una relazione reciproca aperta ad un’ampio respiro.

Sono arrivato all’incirca a metà dell’evento, ho scelto di osservarlo un po’ dall’esterno e al tempo stesso ho lasciato che le opere della sala mi chiamassero al di la della presenza di questo organismo vivente che stava dando a sé e ai suoi argomenti un caleidoscopio di forme vitali.

Quando finalmente ho deciso di sedermi sono entrato in uno spazio percettivo ed emotivo che non era del tutto comprensibile prima.

Il gruppo si è interrogato su varie questioni relative a sé in quel momento: cosa significa partecipare, che tipo di possibilità si hanno nell’esporsi a persone non conosciute, ma anche che rapporto c’è tra arte e partecipanti, e quale sia il potere coagulante delle opere rispetto alla nostra formazione culturale ed umana. E ancora: che tipo di arte è quella presente in sala, da dove proviene, come è nata e cosa ci trasmette.

Tra le tante sorprese anche l’arrivo fulmineo di un visitatore che, sedutosi con l’intenzione di una battuta e un momento di leggerezza, ha poi aperto ad una narrazione sul suo vissuto nel passaggio tra età lavorativa ed età della pensione.

Il gruppo ha navigato attraverso storie dell’arte del passato e del recente presente. Addirittura qualcuno si è spinto a cercare consigli su un nodo lavorativo che avrebbe dovuto affrontare da lì a pochi giorni.

La mia impressione è stata quella di un incontro aperto e predisposto al dialogo. Ci sono stati parlatori eloquenti ed altri più silenziosi, che hanno lasciato perle sulle quali riflettere. Un attraversamento dei territori del sogno e della realtà, sempre dentro ad una cornice ben strutturata degli interventi dei conduttori, che hanno fatto navigare il gruppo fino alla fine, in acque ricche di vita.

La descrizione di un evento quando lo si racconta ha sempre un grado di impenetrabilità, e forse questo vale anche di più per una performance che riguarda un gruppo in un museo. Ma la sensazione – anche adesso che ne scrivo – è quella di un’esperienza che rifarei, per cercare di capire meglio qualcosa che nella mia vita manca: il confronto con una molteplicità di punti di vista che non si riduce alla sola opinione, ma che spazia tra l’apertura ad un pensiero divergente, fino al riconoscimento della propria personale modalità di saper stare in un gruppo di persone che si confronta con libertà e rispetto su temi che a volte più a volte meno, riguardano la vita di tutti.

Trovo che il Museo Merulana e il gruppo di Sottocorrente abbiano trovato una formula esperienziale molto interessante che – chissà – forse nei prossimi mesi potrebbe ripetersi ed approfondirsi, oppure trovare nuovi spazi, per esplorare le possibilità di un modo di stare insieme che ci appartiene ma frequentiamo forse troppo poco.

Link al sito del gruppo: https://www.sottocorrente.it

L’evento sul sito di Palazzo Merulana: https://www.palazzomerulana.it/events/opentotheinsideout-performance-art-unesperienza-di-psicoterapia-inclusiva-a-palazzo-merulana/

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