Collezione MAXXI: The Large Glass
Il riallestimento della Collezione Arte e Architettura del MAXXI per la prima volta affidato alla curatela artistica di Alex Da Corte
Dal 13 dicembre 2024 a ottobre 2026
MAXXI, Via Guido Reni, 4a, 00196 Roma RM
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commento a cura di Alessandro Turillo (13 dicembre 2024)
Fare MAXXI cultura
Oggi al MAXXI si svelano due iniziative importanti per motivi diversi, ma che nella loro offerta al pubblico si prospettano essere dei capisaldi della riflessione sul contemporaneo oggi.
Sappiamo che il MAXXI è un’istituzione chiave nel panorama romano, e le scelte che vengono fatte diventano necessariamente un fondamento per la cultura generale della città. Con il riallestimento “The Large Glass”, e la mostra fotografica “Guido Guidi. Col tempo 1956-2024” si presenta la possibilità di esplorare alcune delle fondamenta che affondano le loro basi a partire dagli anni ’50.
“The Large Glass” è un riallestimento delle Collezioni del museo, messe in scena da Alex Da Corte, l’artista venezuelano-americano cui è stato affidato l’incarico di inventare un percorso che non solo dia risalto ad alcune opere che chi frequenta il MAXXI potrebbe già conoscere, ma anche di dar loro un’orchestrazione che possa da una parte dar nuova luce al già conosciuto, e al tempo stesso sorprendere con quanto poteva essere stato dimenticato.
Questo allestimento sarà permanente fino ad ottobre 2026, quando sarà chiesto ad un nuovo artista, o esperto d’arte di creare qualcosa di nuovo.
Ma questa pratica ha di per sé il sapore di un gesto d’arte che si sviluppa in un tempo lunghissimo.
L’ideale, che spesso rimane tale, potrebbe essere quello di tornare più volte, in occasione di altri eventi e di cercare un dialogo con quanto Alex Da Corte propone.
Certo, sarebbe naturale che il richiamo dell’arte fosse così interiorizzato da viverlo come un’abitudine al pensare poetico, ma in ogni caso, la scelta temporale della mostra offre di per sé un’idea di manifesto implicito sullo stare nel mondo dell’arte oggi.
L’intero allestimento si intona alla prima opera che introduce agli altri lavori: si tratta di “Modena” di Luigi Ghirri, enigmatico scatto del ‘78 della serie “Still Life”, che si propone di mettere direttamente in dialogo il fondale con oggetti, o eventi minimi della realtà che, come dice l’autore stesso, “hanno bisogno di una lunga lettura per essere scoperti”.
In questo caso affiora alla mia memoria la preziosa incoerenza di Magritte, ma mi rendo conto che l’opera apre a dimensioni altre che come già suggerito dovrebbero essere seguite.
Quello che il curatore ha fatto è stato uno slancio poetico a partire dal luogo in cui si trovava a lavorare, il grande edificio ideato da Zara Hadid che lascia tracce dei quattro elementi della natura, acqua, vento, fuoco e terra, e dalla suggestione dell’immagine di Ghirri che lo porta a sognare una lenta marea contenibile forse in questo ampio bicchiere: “The Large Glass”.
Di questo procedere della marea Alex ci lascia un invito poetico, versi a cui abbandonarsi, o su cui tornare appuntandoseli per portarli con sé per avvicinarsi ancora di più al cuore dell’allestimento:
Le onde le ricoprivano il viso,
e io non riuscivo a muovermi abbastanza velocemente per fermarle.
Eppure, accadde così lentamente,
come vetro che si raffredda.
E anni dopo mi chiesi se lei pensasse lo stesso di me,
come la sabbia, come il sale.
L’ingresso nel mondo di Alex ha il tono dell’oscurità e dell’epifania, e non so cosa succederà a voi durante questo attraversamento. Potrebbe forse essere utile saper che incontrerete l’opera di Giuseppe Pennone, che innalza l’arte povera ad una “MAXXI” dimensione, con la sua “Scultura di Linfa” del ’47. Un’ambiente natura, per me in forte connessione antitetica con Burri, da una parte la lacerazione e dall’altra l’ingresso alle origini della vita. Camminare sulla corteccia di un albero è già di per se qualcosa che potrebbe riconnettere ogni vostro legame con le origini della natura e della cultura, di cui il legno è un esimio rappresentante.
Ma la cosa più importante è lasciarsi fluttuare in un trascorrere personale, guidati solo dal richiamo di una sfumatura, o un particolare insolito che saranno per noi l’attraversamento sia del mondo dell’arte ma soprattutto del poetico che sempre attende un invito alla coscienza.
Natura, umanità, ricerca di nuove possibilità di coesistenza sono solo un accenno al molteplice che potreste incontrare dentro alla lenta marea di Alex, in compagnia dei profumi di Massimo Bartolini, che si occupa di dare maggior attenzione alle nostre percezioni quando siamo dentro e fuori dall’arte.
Se ne avrete il tempo, vi consiglio di prendere confidenza con la piccola guida all’ingresso o con le audio guide, perché il viaggio in questo “Large Glass” potrebbe essere molto più avventuroso di quello che potrebbe apparire con un primo leggerissimo volo in questo mondo, che allude anche un po’ ai mutamenti in corso, fuori e dentro di noi.
Ah quasi dimenticavo: il cappello perso in una delle intercapedini del MAXXI è di Alex, a voi la scelta di che cosa si tratti, lui d’altronde con una punta di enigmaticità non ha lasciato una didascalia.
The Large Glass è il titolo della mostra curata dall’artista americano Alex Da Corte (Philadelphia,1980) che – aperta al pubblico il 13 dicembre 2024 – inaugura una nuova prospettiva nel programma espositivo del MAXXI, volta al coinvolgimento di artisti e intellettuali per reinterpretare le Collezioni del museo.
Il progetto combina opere di artisti moderni e contemporanei e si distingue per la sua capacità di proporre un intreccio narrativo in cui il tradizionale concetto di presentazione di una collezione museale si unisce alla visione nuova e dinamica della mostra.
Il visitatore è invitato così a riflettere sulle dinamiche dell’alterazione e del mutamento, attraverso una selezione di opere del patrimonio museale del MAXXI, tra dipinti, installazioni, fotografie e opere di architettura. Qui i lavori di grandi maestri dialogano con quelli di giovani autori contemporanei, dando vita a un racconto corale inedito, arricchito dalla visione personale e concettuale dell’autore.
Alex Da Corte, riconosciuto a livello internazionale per il suo linguaggio multidisciplinare, ha costruito un percorso che supera le barriere tra le arti: muovendosi tra il concreto e l’astratto, la narrazione del curatore invita il pubblico a immergersi in un viaggio tra i movimenti dell’universo, nel tempo e nello spazio. A partire dall’enigmatica fotografia di Luigi Ghirri del 1978 dal titolo Modena, il percorso espositivo mette in scena una lenta marea che evoca una riflessione sull’organico e il fenomenologico, superando i confini tradizionali delle discipline artistiche per proporre una narrazione corale e immersiva. Con questo progetto, il MAXXI sottolinea l’importanza delle sue attività di acquisizione e conservazione, in un percorso che non solo celebra il patrimonio esistente, ma propone un racconto vivo, in costante evoluzione, capace di dialogare con il presente e il futuro. La mostra della Collezione MAXXI, The Large Glass, allestita nella Galleria 4 del museo, si presenta come un viaggio che celebra il perpetuo scambio e dialogo tra le opere d’arte e gli artisti che le hanno concepite. Tra i protagonisti dell’esposizione spiccano nomi di artisti di fama internazionale, con opere selezionate per la loro capacità di raccontare storie universali attraverso le loro personali prospettive. Tra queste, oltre a Modena di Luigi Ghirri, troviamo The Globe di Atelier Van Lieshout, una rappresentazione del nostro pianeta che invita a riflettere sui confini mutevoli e sulle visioni contrastanti della Terra. Si prosegue con Mixing Parfums di Massimo Bartolini, un’installazione che stimola i sensi e l’immaginazione attraverso una porta girevole che diffonde nell’aria fragranze naturali, come il profumo delicato del gelsomino e l’essenza intensa della terra. Si prosegue con opere come Mappa di Alighiero Boetti, che rappresenta il mondo attraverso un linguaggio visivo unico, e White Bed di Domenico Gnoli, artista capace di esaltare i dettagli quotidiani per trasformarli in simboli universali. For the Benefit of All the Races of Mankind di Kara Walker è un’opera potente che svela, attraverso immagini forti e incisive, la storia dolorosa del razzismo. Fire Tires di Gal Weinstein, per la prima volta in mostra al MAXXI, evoca un momento di violenza sospeso nel tempo, in cui i materiali utilizzati suggeriscono una trasformazione molecolare, simbolo di mutamento. Il percorso prosegue con altre opere emblematiche, tra cui Untitled (Redemption) di Francis Alÿs, Senza titolo di Marisa Merz e Sculture di linfa di Giuseppe Penone, tra i protagonisti più significativi del movimento dell’Arte Povera. Arricchiscono ulteriormente il racconto della mostra le opere di Wolf Kahlen, con i lavori Trespassing e Light Loss e Preparing the Flute di William Kentridge. Il percorso espositivo si estende poi ai progetti architettonici, tra cui il Bivacco Fanton dello studio DEMOGO e The Lantern dello studio AWP, che non solo riflettono sull’evoluzione dello spazio urbano, ma si intrecciano con una riflessione più ampia sull’identità e sul rapporto tra costruzione e natura. Infine, la fotografia contemporanea completa il percorso con opere che esplorano forme instabili, come quelle catturate da Stefano Cerio e le immagini delicate e sperimentali di Rachele Maistrello. I lavori dialogano con la struttura stessa del MAXXI, il cui linguaggio fluido e dinamico rappresenta una cornice perfetta per accogliere una mostra che celebra la continua trasformazione dell’arte contemporanea.
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