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Articolo a cura di Vincenzo Casertano e Giuseppe Inella.

Dopo le sfarzose sfilate dei giorni scorsi, tra i costumi più vistosi e le maschere più variopinte, tra una “chiacchiera” e l’altra, abbiamo pensato che fosse una buona idea far conoscere a tutti una delle kermesse più antiche d’Italia: il Carnevale di Capua.

Da curiosi filologi quali siamo non abbiamo potuto iniziare a parlare del carnevale capuano senza fare prima una rapida premessa, rintracciando l’etimologia della parola cardine del nostro articolo, “carnevale”, che presumibilmente proviene dal latino “Carnem levare”, eliminare la carne; la fine di carnevale infatti coincide con il martedì grasso che sancisce l’inizio del periodo quaresimale di digiuno. Ma veniamo a noi.

Malgrado negli ultimi decenni abbia perso sempre più lustro, il Carnevale di Capua resta tra i più antichi e famosi d’Italia. Quest’anno infatti compie la veneranda età di 134 anni; si racconta che la prima edizione abbia avuto luogo nel 1886, ma probabilmente l’evento folcloristco capuano della maschera ha origini ben più antiche. È lecito pensare infatti, leggendo alcune fonti storiche, che venisse festeggiato in privato nei saloni delle famiglie aristocratiche locali, quindi in via ufficiosa ma non ufficiale.

Fu proprio nel 1886 che i cavalieri Francesco La Manna e Vincenzo Pizzolo istituirono il primo comitato carnevalesco della “Regina del Volturno” e organizzarono il primo concorso cittadino, la cui struttura è ancora oggi quasi la medesima. Così facendo i due cavalieri unirono le forme aristocratiche alla tradizione popolare, inaugurando un vincente connubio.

Carnevale Capua

Durante la prima edizione la città subì una vera e propria metamorfosi: i balconi vennero adornati con fiori colorati, dai quali venivano lanciati confetti e coriandoli, trasformando la città in una girandola di colori, un travolgente caleidoscopio. Le finestre dell’ultimo piano di Palazzo Gianfrotta, sito in Piazza dei Giudici, videro l’allestimento di speciali addobbi, assumendo la forma e le proporzioni di un vero e proprio treno, con tanto di vagoni e locomotiva fumante, che stava a simboleggiare la direttissima NapoliRoma, a quel tempo in fase di costruzione.

Non mancò il primo concorso cittadino in maschera, incentrato su un argomento ancora oggi molto dibattuto, “la sfiducia nei medici e lo sciopero degli infermi” (a quanto pare la malasanità esisteva già a fine 800). Ad accompagnare il concorso in maschera ci fu la sfilata dei carri, che ne vide protagonisti ben due, che rappresentavano rispettivamente “gli abitanti della luna” e “il globo misterioso”.

Come ogni carnevale che si rispetti, anche il Carnevale di Capua (e fin dalla prima edizione) ha un rigoroso cerimoniale, che inizia con la consegna delle chiavi da parte del sindaco a “re carnevale”, che durante questa occasione ne approfitta per enumerare le malefatte dell’amministrazione cittadina (qualora ce ne fossero state) con taglienti stoccate e parole al vetriolo.

Dopo circa una settimana di festeggiamenti, allo scoccare della mezzanotte del martedì grasso, i festeggiamenti si concludono con la morte simbolica del bizzarro sovrano che viene adagiato in una bara e gettato nel fiume Volturno. Dal 1886 a oggi c’è stata una costante, Piazza dei Giudici, il centro nevralgico dei rituali carnevaleschi, dove si svolgono le gare di ballo, gli spettacoli teatrali e le famose “cicuzze” (versi satirici attraverso i quali si ironizzava sulla classe politica capuana).

Tipico abito della kermesse fino agli anni ’90 era il “domino”, che ha poi visto la sua graduale estinzione facendo spazio ai più disparati e stravaganti costumi. Tra alti e bassi, come nella vita, il Carnevale di Capua continua a svolgersi e riverberarsi tra la gente, tra la gioia dei bambini e la nostalgia degli adulti, coinvolgendo di anno in anno un numero di partecipanti sempre in costante crescita, perché le tradizioni locali uniscono e riconducono l’uomo alle proprie origini.

Carnevale Capua

Si ringrazia Valletta Fotografi per le immagini. Tutti i diritti riservati.

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