In Puglia per rinascere
Non conosco altro luogo simile alla Puglia dove al Grande Dopo, che ognuno di noi ha, è permesso di fiorire. Un Dopo fatto di metamorfosi, un’anima capricciosa che qui può guarire tra natura, cibo e vino.
Ad aprile scorso ho intrapreso un viaggio che ho inteso come verso una Itaca immaginaria e trasformativa, di rigenerazione umana, che ha visto la sua prima tappa proprio sulla rotta pugliese, a Lecce. Il mio tour è stato tutt’altro che usuale, ho seguito il flusso e la cultura: sono entrata in una libreria, ho preso un aperitivo, ho guardato una mostra fotografica, ho conosciuto il cibo (puccia, rucola, capperi, taralli) e il vino rosso della zona (vallone e salice salentino). Sulla strada, dal finestrino del treno, ulivi, mare, cactus, i primi caldi.
- Lecce. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Lecce. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Lecce. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Lecce. Foto di Valentina Tatti Tonni
Questa Itaca volitiva traccia un percorso ramingo, alla ricerca di bellezza e appartenenza. La mia è stata un’esplorazione intima, solitaria, un peregrinare che mi ha portato a prendermi cura di me. Pietra bianca, foglie d’oro, alici, maioliche. Dalla vecchia giudecca qui è dove Lupiae è diventata Lecce, dove il barocco ha contaminato il rinascimento. Viaggio in treno e con le brevi fermate recupero i paesaggi. Resto alla giudecca mentre la guida illustra la Chiesa di Santa Croce che si trova sopra l’ex mercato delle pelli, costruita dopo l’editto che decise l’espatrio degli ebrei dalla città. Attraversiamo le contaminazioni barocche e rinascimentali, la presenza genovese e veneziana, le statue di cartapesta. Seguo tutto con attenzione, nonostante il caldo, anche se a volte vengo distratta dalla vita che passa o che è passata, come su quei balconi che si affacciano sulla città. Se sono a petto d’oca, rigonfi, ci spiegano, è perché servivano per parcheggiare le ampie gonne delle dame nei palazzi signorili. Il loro ferro battuto era spesso adornato da pumi di carrubo per permettere ai suoi fiori di proliferare contro la mala sorte. Homo faber fortunae suae?
Un viaggio di rinascita non può che partire da sé stessi e il modo migliore per me è quello di regalarsi un momento che passi attraverso luoghi, persone, buon cibo e buon vino.
Il turismo enogastronomico in Italia è così ampio e strutturato che, per risvegliare il cuore, ne vale la pena anche solo l’incontro. Così sono giunta da Alex Ristorante, via Vito Fazzi 15, guidato dalla Chef Alessandra Civilla, sito proprio a ridosso della centrale Piazza Sant’Oronzo. Il menù degustazione e à la carte predilige il pesce e apprezza esaltare le materie prime, tra scelte di crudi e di cotti. L’ambiente curato e raffinato rende l’esperienza gustativa ancora più godibile.
Da Lecce gli ulivi sono più secchi, mi dicono essere a causa della Xylella e di chi scellerato ha voluto bruciare per costruire. Eppure se non resta niente il processo diventa ancor più difficile, come per tutte le cose. Polvere di mandorle, pomodorini secchi, bombino bianco. Gli ulivi secchi sulla strada somigliano a quelle vecchiette stanche che, sui divanetti in pelle dei treni regionali, si addormentano tra una fermata e l’altra. Sulla strada per Otranto, arrivo nella punta più a sud del Salento. Sperimento ogni giorno la memoria di chi prima di me è passato in questi luoghi, ed è così che si rinnova in me il desiderio di movimento che è insito nel partire.
- Otranto. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Otranto. Foto di Valentina Tatti Tonni
Le papille gustative sono pronte ad attrarre nuovi sapori che trovano la loro espressione a LaltroBaffo, nel locale della Chef Cristina Conte, sito in via Cenobio Basiliano 23. Una cabina di vetro che si ritaglia uno spazio unico nel bianco centro storico di Otranto, rivisitando piatti regionali in chiave moderna.
A pochi passi, in via Papa Costantino 4, scovo il piccolo e fornito Radici del Salento, un liquorificio artigianale a conduzione femminile in cui, dopo essermi fatta raccontare le storie del sogno e della creatività che si cela dietro al progetto imprenditoriale, faccio scorta di prodotti tipici.
Non so stare ferma, proseguo il cammino mentre inizia maggio. Tra pistacchi, caciocavallo e polpi, risalgo il regno delle Due Sicilie. Errare, perseverare, sopravvivere. Non conosco altro modo per vivere le cose e i luoghi, se non facendole accadere. Capperi, datterino giallo, liquirizia, nell’aria note olfattive di curcuma e menta. I rintocchi della cattedrale segnano l’avvicinarsi del mezzogiorno, il sole conforta l’animo, il primitivo scioglie i dubbi. Nel risalire nella valle d’Itria arrivo a Monopoli.
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Monopoli. Foto di Valentina Tatti Tonni
Ultimamente c’è questa moda di ritirarsi e riconnettersi con la natura e con il proprio vero Sé ed io sono dell’idea, sperimentata a farsi alterne, che se non stai bene con te stessa nel qui e ora non potrai stare bene da nessuna altra parte. Lo spazio e le relazioni sono al di fuori di te, un involucro, ma è lo spirito interiore, la mente e il corpo, a renderci universo, compassione ed essenza. Questo è quello che mi muove, la pace è dentro di me, non in una me diversa da quella che abito. Devo essere audace e continuare e mai del tutto pensare che il ritiro da solo potrà guarire la ferita, non devo cedere al mio stesso pensiero che mi vorrebbe ferma, devo agire azioni concrete e avere fiducia nell’elaborazione, nell’introspezione e nella comprensione profonda. Se ciò non accadrà, il ritirò fungerà solo da “temporanea sospensione” finché, una volta rientrata nel quotidiano, riemergerà con tutta la sua forza dirompente. Pratico allora l’arte di emergere e alleno la pazienza. Riposo. Il viaggio di rinascita è questo: un viaggio di ritorno.
In Via Santa Maria passo diverse serate all’N24, non fosse altro per la musica dal vivo in una piazzetta lì davanti che sceglie vasi di sterlizie come ornamento, per il buon negroamaro e la scoperta del blend di ottavianello consigliata da due fidati sommelier e per la felice compagnia del personale di sala e dei proprietari con cui, spesse volte, riesco a intrattenere più di una parola.
Seguo il profumo del mare, dei carciofi e delle fave, seguita dalla verdeca, dall’aglianico e dall’ottavianello per arrivare a Bari, proprio durante i preparativi per la festa di San Nicola, il santo patrono della città. Dalla storica via delle orecchiette alla spiaggia Pane e Pomodoro, mi sento viva. Uno degli abbinamenti più suggestivi lo trovo da Est! la vineria naturale con cucina che si trova in via Gioacchino Toma 81, un vero e proprio tempio per il palato. Qui, ad esempio, i funghi cardoncelli sono talmente grandi da sembrare piume. Grazie alla cortese accoglienza di Mario, il proprietario, scopro vitigni autoctoni, cantine a vocazione naturale e mi appassiono ad una tipologia di vino in particolare: sua maestà il rosato (dall’aleatico al primitivo, passando per la malvasia nera).
- Bari. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Bari. Foto di Valentina Tatti Tonni
- Bari. Foto di Valentina Tatti Tonni
Eccola la Puglia più autentica: nel silenzio, come antico rito, una pausa dalla frenesia. Da qui, ora, posso tornare da lontano a vedere l’immensità dell’approdo. Incontro e mi confronto con queste nuove città, con le sue strade e i suoi monumenti, avendo responsabilità solo della mia felicità. Ecco che la Puglia mi ha offerto la possibilità di esistere altrove.