Una passeggiata nell’agorà di Atene
Nel cuore della città di Atene, percorrendo trasversalmente la via Panatenaica, luogo simbolico per lo svolgimento delle festività in onore della dea Atena e corridoio lungo il quale il Dipylon confluiva verso l’Acropoli, si colloca la magnifica agorà. La frequentazione di questo luogo risale al Neolitico, ma è solo a partire dal VI secolo a.C. che il centro della vita ateniese assume un’importanza straordinaria.
Il simbolo della libertà
È noto che l’agorà fosse la piazza dove anticamente i re si presentavano a leggere i propri editti; era anche il luogo del mercato, e non di rado ci si imbatteva in qualche filosofo intento a discutere le proprie idee.
Nel VI secolo diviene il luogo simbolico della forma di governo democratica nel momento in cui ad Atene viene tentato il primo esperimento politico democratico grazie a Clistene.
Qui tutti i cittadini potevano prendere la parola e parlare in pubblico facendo una proposta per la città che veniva poi messa ai voti. L’agorà, e in particolare la collina della Pnice, diventa il luogo dove si raduna l’assemblea di tutti i cittadini e lì vengono prese le decisioni più importanti per la città. Questo è riportato dallo storiografo Erodoto che, nelle Storie (III, 80-82), si sofferma a descrivere come nella piazza ci si preoccupasse di mettere le cose “in comune”, perché il bene comune diveniva oggetto delle più accese discussioni.
Anche i tragediografi ne danno testimonianza: nelle Supplici di Eschilo, il re Danao si rifiuta di giudicare le proprie figlie non prima di aver consultato il popolo. Il filosofo Aristotele scrive addirittura una Costituzione degli Ateniesi.
Ma è il tirannicidio di Ipparco, figlio di Pisistrato, a rappresentare l’evento simbolico dell’avvento dell’uguaglianza di fronte alla legge, e non poteva non essere ricordato da una scultura esposta proprio nell’agorà.
Nel 514 a.C. gli Alcmeonidi, nobile famiglia ateniese opposta ai Pisistratidi, ordirono un attentato nei confronti di Ippia e Ipparco, figli del tiranno Pisistrato; in quella circostanza, due esponenti appartenenti a questa famiglia, Armodio e Aristogitone, uccisero Ipparco. Da quel momento Ippia assunse una politica più aggressiva nei confronti degli oppositori. Gli Alcmeonidi furono allontanati da Atene e convinsero gli Spartani ad aiutarli a liberare Atene dalla tirannia. Nel 510 a.C. un contingente proveniente dalla Laconia sconfisse l’esercito di Ippia in Attica e determinò la fine del regime tirannico e la nascita della democrazia.
Fu proprio a seguito di questo episodio che salì al potere Clistene, il quale commissionò un gruppo scultoreo che doveva raffigurare i due tirannicidi allo scultore Antenor e che fu collocato poi nell’agorà, diventando il simbolo della riconquista della libertà e della democrazia da parte degli Ateniesi. Il gruppo, fatto interamente in bronzo, venne poi portato via dai Persiani nel 480 a.C., durante il saccheggio della città nelle battute conclusive delle Guerre Persiane.
Alla fine delle operazioni di guerra, quando Atene si riorganizzò, gli Ateniesi commissionarono un nuovo gruppo di tirannicidi che dovesse sostituire il precedente. La commessa stavolta fu affidata a due famosi scultori di quella fase, Kritios e Nesiotes. Di quest’opera oggi non rimane che una copia di epoca romana custodita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Il tempio di Efesto
La seconda metà del V secolo è un periodo di particolare fervore architettonico per Atene.
La grande personalità di Pericle irrompe nel panorama politico ateniese e ne prende le redini nel 449 a.C. In questo stesso anno, durante una celebre assemblea viene deciso il programma di ristrutturazione e di abbellimento di alcune parti della città. Tra i vari programmi sostenuti dai vari politici, viene ritenuto il migliore quello proposto da Pericle per l’ammodernamento dell’Acropoli.
A seguito della morte del grande statista, vengono ripresi quei progetti che erano stati scartati nell’assemblea e dove erano stati votati anche altri edifici da realizzare in altre aree della città; tra questi, un tempio dedicato ad Efesto sulla collinetta del “kolonòs agoràios” che sovrasta il lato ovest della piazza di Atene, già attivo per la presenza di altri edifici riguardanti l’attività amministrativa e pubblica della giovane democrazia ateniese. Sulla collinetta che svetta di una decina di metri sulla piazza, viene deciso di costruire un grande tempio periptero in onore ad Atena ed Efesto. La costruzione dell’edificio iniziò nel 421 a.C. e furono effettuate delle modifiche rispetto al progetto originario, a seguito della costruzione del Partenone; lì la cella presenta un’organizzazione secondo le modalità di portico a Π, introdotto per valorizzare la statua di culto di Atena Parthenos.
Dalle fonti sappiamo che il tempio ospitava due statue criselefantine di Efesto e di Atena, opera di Alkamenes che, insieme ad Agoracrito, era uno dei principali collaboratori di Fidia in tutto il progetto di riammodernamento scultoreo dei templi dell’Atene periclea.
L’edificio sorge in onore di Efesto, protettore degli artigiani. Il quartiere dell’agorà era chiamato “del ceramico”, perché nei dintorni vi erano i quartieri produttivi della città. Non è un caso che in questo spazio si decida di costruire un tempio ad Efesto associato ad Atena Ergàne, nella versione di protettrice dei lavori femminili. Il tempio è conservato in maniera quasi completa, grazie alla sua riconversione in Chiesa cristiana e al fatto che sorge in un’area sgombra da edifici.
Presenta una pianta di 6×13 colonne di ordine dorico, con un pronto e un opistodomo distili in antis; una cella che presenta un portico a Π, che crea una quinta scenica per esaltare la grande base di cui si conservano tracce e su cui erano collocate le statue criselefantine delle due divinità. Rispetto al Partenone, l’edificio si presenta con delle colonne ancora più slanciate e degli intercolumni più ampi. La planimetria dell’Hefesteion fa da modello ad altri templi costruiti in alcuni demi dell’Attica, tra cui Capo Sounion e Acharnai, centri che avevano subito la devastazione del passaggio dei Persiani nel 480 a.C.
Il portico interno aveva un doppio ordine di colonne, anche qui riprendendo la tipologia del Partenone. Del colonnato centrale restano solo le impronte, poiché è stato abbattuto a seguito dell trasformazione in Chiesa: al suo posto viene creato un abside, e il pavimento viene aperto per progettare delle sepolture di epoca paleocristiana e bizantina. Gli intercolumni del tempio vengono poi chiusi per consentire la costruzione di alcune aperture praticate nei muri della cella. Tuttavia ciò non ha impedito che alcuni particolari andassero perduti.
Come il Partenone, anche l’Hefesteion aveva una complessa decorazione scultorea. Stupende metope decorate circondavano tutta la peristasi. Viene introdotto il fregio continuo, realizzato solo sul pronao e sull’opistodomo. Il fregio proponeva dei temi noti nella propaganda di epoca periclea: una gigantomachia e una centauromachia, rappresentazioni di scontri mitici tra divinità ed esseri anomici, come Centauri e Giganti, il cui richiamo tende ad esaltare le vittorie ottenute dai Greci contro i barbari Persiani.
I fregi del tempio non si conservano benissimo, poiché esposti alle intemperie delle condizioni climatiche. Sono stati rinvenuti frammenti delle sculture acroteriali sulla sommità del tetto che rappresentano figure femminili avvolte da straordinari panneggi.
Il Bouleuterion
Ai piedi del tempio di Efesto si colloca il Bouleuterion, luogo dove si raccoglievano i 500 membri del consiglio cittadino e di cui oggi rimane purtroppo ben poco. Dalle fondazioni rinvenute possiamo tuttavia immaginare la pianta della struttura (risalente al V secolo), che prevedeva un auditorium a forma semicircolare molto simile alla cavea teatrale. Accanto al Bouleuterion vi è il Metroon, costruzione risalente al II secolo a.C., costituito da quattro ambienti di cui il secondo dovrebbe corrispondere al santuario della Dea Madre Rea, ed utilizzato come luogo di riunione della Boulé e come biblioteca per la raccolta degli archivi ufficiali della città.
Accanto al Metroon trova posto il Monumento degli eroi eponimi, un podio in marmo su cui erano situate le statue in bronzo dei dieci rappresentanti delle tribù di Atene.
Non distante dal Bouleuterion e dal Metroon si staglia la Stoa di Zeus Eleftherios, databile attorno al V secolo a.C. Anche qui non abbiamo molte evidenze ma va sottolineato il bellissimo corpo centrale porticale, scandito dalla presenza di una doppia peristasi di ordine dorico e ionico. Questo edificio, come molti altri del V secolo, è stato eretto per celebrare la vittoria dei Greci sui nemici Persiani.
Vicino alla recinzione muraria, nel lato nord-ovest, che separa l’area archeologica dalla linea della ferrovia si trova la Stoa Basileios, la sede dell’arconte-re e del Concilio dell’Areopago databile attorno al VI secolo a.C. Una statua di Temi del IV secolo a.C., personificazione della legge, riemersa dagli scavi effettuati negli anni Settanta ed esposta al Museo all’interno della Stoa, sottolinea la funzione amministrativa e legislativa di questo luogo. Pare che qui siano state erette le stele elencanti le leggi di Solone.
La zona centrale dell’agorà è invece una zona particolarmente complessa, frutto di numerosi rifacimenti grazie al succedersi delle fasi costruttive.
A catturare l’attenzione del visitatore entrando nell’area archeologica, è la presenza di tre grandi statue, raffiguranti un gigante e due tritoni, poste su altrettanti basamenti che appartenevano ad un edificio della tardo antichità (V-VI secolo d.C.).
La Stoà di Attalo II
Nel lato orientale dell’agorà troviamo la riproduzione della Stoà di Attalo voluta negli anni Cinquanta dalla American School of Athens. Espressione massima del modello ellenistico della stoà, l’edificio a due piani è un dono fatto da Attalo II Filadelfo re di Pergamo alla città di Atene nella metà del II secolo a.C. Presenta due navate, una fila di colonne interne e nella parte posteriore sono presenti una ventina di ambienti destinati a botteghe. Alle estremità le scale consentono di salire al piano superiore. La caratteristica peculiare di questa grande opera architettonica, la cui lunghezza è pari a circa 120 m, è la commistione di ordini, dorico al piano inferiore e ionico in quello superiore. Negli spazi interni del piano inferiore vale la pena visitare lo splendido Museo dove, oltre agli ostraka, sono esposti molti oggetti di uso quotidiano ritrovati durante gli scavi archeologici.
Tutte le foto sono di Cristina Provenzano.
Bibliografia
- D. Musti, Storia greca, Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Editori Laterza, Roma 2006
- L. Canfora, Storia della Letteratura Greca, Editori Laterza, Roma 1986
- Erodoto, Storie, Vol. III, Mondadori, Milano 2003
- Eschilo, Le Supplici, Newton Compton Editori, Roma 2015
- Aristotele, La Costituzione degli Ateniesi, Mondadori, Milano 1991
- L. Canfora, Il mondo di Atene, Laterza Editori, Roma-Bari 2013
Complimenti! Si tratta di un articolo scientifico, pieno della struttura puntuale, importanti informazioni sulla cultura antica atenea.. Una straordinaria passeggiata tra le secoli e la storia!